Domenica, 24 Novembre 2024

Bartolomeo Meloni

Bartolomeo Meloni

Stolperstein für Bartolomeo MeloniNato a Cagliari nel 1900 da una ricca famiglia di Santulussurgiu, nobile per meriti agrari, laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, dal 1926 ingegnere ferroviario, è ispettore generale delle Ferrovie dello Stato a Venezia dove risiede continuativamente eccetto due anni in cui è trasferito a Milano per sovrintendere alla costruzione della nuova stazione ferroviaria.

Armando Gavagnin, fra i fondatori del Partito d'Azione e sindaco di Venezia dopo la Liberazione, ricorda, nel suo libro di memorie Vent'anni di resistenza al fascismo, di averlo conosciuto alla Siderocemento di Venezia, che fu nel periodo precedente e successivo ai quarantacinque giorni di Badoglio la sede dell'attività clandestina del PdA . Bartolomeo Meloni si iscrive al partito dopo alcune sue incertezze dovute al problema di conciliare la fede cattolica con l'impegno in un partito che si dichiarava laico e socialista. 

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Bartolomeo Meloni - Medaglia d'argento al valor militare

medagliaMEDAGLIA D'ARGENTO AL VALOR MILITARE CONFERITA ALL'ING. N.H. BARTOLOMEO MELONI

MOTIVAZIONE:

"Ispettore principale delle ferrovie dello Stato, aderiva fin dall’inizio al movimento clandestino di liberazione mettendo al servizio della causa il suo ingegno, la sua capacitò tecnica e professionale. Raccoglieva armi, munizioni e materiale per distribuirlo alle formazioni partigiane combattenti, sabotava in modo irreparabile locomotive, carri ed impianti ferroviari, deviava l’istradamento di interi convogli avviandoli al confine jugoslavo per dare modo ai prigionieri alleati di unirsi ai partigiani slavi. Arrestato a Venezia per l’attività patriottica che non conosceva tregua nel pericolo, sopportava interrogatori, torture e sevizie senza nulla svelare, né valse la lusinga di aver salva la vita a smuoverlo dal fiero silenzio, Deportato a Dachau, non reggeva alle sofferenze e alla fame, e consunto dal fiero morbo contratto moriva da eroe purissimo offrendo alla Patria l’olocausto della vita. Il suo cadavere non ebbe la pace della sepoltura e le sue ceneri, dopo la cremazione, furono disperse nel vento.
Venezia, 8 settembre 1944 – Dachau, 10 luglio 1944". 

Comitato promotore - Venezia, 1 Gennaio 1946

Questo piccolo libro commemorativo e celebrativo della figura del N. U. Dott. Ing. Bartolomeo Meloni che esce alla luce per volere di un Comitato che ha voluto lodevolmente rendersi interprete del desiderio delle cittadinanze di Venezia e di Cagliari, vuole strappare all’ oblio degli anni che passano inesorabili anche sulle memorie più sacre ed auguste, un Martire della libertà e del riscatto che ha sacrosanto diritto a continuare la sua vita anche nel tempo.

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Commemorazione di Mario Angelini

Ricostruire la figura di Bartolomeo Meloni, così come essa appare, illuminata dalla luce della sua morte, è dolce fatica sia per chi, essendo vissuto in più o meno costante dimestichezza con lui, può fare appello ai ricordi personali, sia per chi, avendolo conosciuto quasi soltanto di nome, intende ricorrere ai suggerimenti della fantasia e del cuore guidati da dati di fatto. Nell’ un caso e nell’ altro l’ Uomo Meloni balza fuori con una sua personalità singolare e inconfondibile, matura e dignitosa, perché l’ epilogo della sua esistenza, che serve di punto di partenza per la ricostruzione della sua figura, fu quella di un uomo eccezionale.

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Testimonianza del Sac. Giovanni Fortin

Ogni volta che io ho letto il libro dei “ Promessi Sposi,, mi sono soffermato a studiare ed a penetrare la profondità del saluto che Lucia diede alla sua città natale, quando dal Lago si scostò per l’ ignorata meta. “Addio monti sorgenti dalle acque...".
Confesso che mai però compresi tutta la profondità delle accorate espressioni della partente, come quando un giorno varcando le frontiere della Patria, salutai col cuore infranto la mia Italia.

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Testimonianza di Paolo Ballero Pes

Di lui, più delle mie modeste parole, parla la lapide che gli artisti di Venezia hanno voluto porre a suo eterno ricordo.

E più ancora della lapide, parla la storia di questa nostra lotta per la libertà, della quale egli fu primo alfiere e antico sostenitore.

Ho un ricordo di lui nitido e preciso, sebbene sbiadito da quasi dieci anni di distanza.

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Ricordo di Armando Gavagnin

Dieci luglio 1944. È passato un anno: sembra un giorno.

Conobbi Bartolomeo Melom nel periodo clandestino che precedette i quarantacinque giorni. Egli frequentava la Siderocernento, che fu la nostra sede naturale di riunione fino a quando la polizia non pose fine alla consuetudine. Ospitalissimo padron di casa era Attilio Casilli, che più tardi subì prigionia e tortura, il quale mi presentò il nuovo venuto come uomo di cui si sarebbe potuto fare qualcosa.

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