Domenica, 24 Novembre 2024

Tommaso Salvadori - Ornitologo dell'avifauna sarda

Salvadori Tommaso 1835 1923Tommaso Salvadori - Ornitologo dell'avifauna sarda

 
Adlard Tommaso Salvadori Paleotti nasce a Porto San Giorgio (Ascoli Piceno) il 30 settembre 1835 da Luigi e da Ethelin Welby, inglese di Lincoln. 
Terminati gli studi secondari, si laurea in Medicina e Chirurgia all'Università di Pisa, dopo essere stato iscritto per qualche tempo a Roma. Fra gli altri ha come Maestro Paolo Savi, uno dei prestigiosi nomi dell'ornitologia italiana. Tale incontro ha certamente grande importanza nella formazione naturalistica di Tommaso Salvadori, già da parecchio tempo incline all'osservazione e alla cattura degli uccelli (cfr. Catalogo degli Uccelli di Sardegna, 1864b: 25, nota; «Fauna d'Italia», 1872, II: V). 
Del periodo universitario ci sono rimaste pochissime testimonianze. Fra queste un mazzo di appunti presi alle varie lezioni con la data relativa ed il nome del docente. Tali appunti sono ora conservati presso la Biblioteca civica di Fermo, mentre altre carte dello stesso periodo si trovano presso i discendenti della famiglia Salvadori. 
 
Dopo la laurea Tommaso Salvadori si trasferisce a Firenze ove, pur praticando la Medicina, frequenta assiduamente Orazio Antinori, che sarà grande viaggiatore naturalista, e si rivolge sempre più verso le Scienze Naturali. 
 
Nel giugno 1860, attratto dai grandi avvenimenti del Risorgimento ed in particolare dalle imprese di Garibaldi in Sicilia, si imbarca volontario per l'Isola come Ufficiale medico assieme ad altre centinaia di compagni guidati da Vincenzo Malenchini e facenti parte della seconda spedizione del generale Medici: «Mio caro Papà [...] mentre voi leggerete questa mia, io sarò in alto mare veleggiando per la Sicilia; è là che insieme a molti altri ci dirigiamo a raggiungere l'Eroe, a recar soccorso a quel popolo meraviglioso di Sicilia. Voi conoscete le mie idee, le mie speranze; l'Italia una e grande fu il sogno della mia vita, il fatto che tentiamo di realizzare se Dio ne ajuta [...], Voi consolate la povera Mamma, risvegliate il suo amor proprio, il suo patriottismo inglese, e rammentatele che un figlio d'Italia doveva mostrarsi tale a rischio di un battesimo di sangue»1. 
 
Rimane con i Garibaldini fin verso la metà di ottobre 18602., poi rientra a Firenze infiammato sempre dagli avvenimenti. Le lettere al padre di questo periodo lo mostrano interessarsi alla politica, in particolare per quanto riguarda le questioni territoriali sorte tra Porto San Giorgio e Fermo in seguito al Plebiscito di annessione al Regno Sardo. Pubblica in proposito un opuscolo dal titolo: «Risposta alla Memoria intitolata Sulla restituzione della Città e Porto di Fermo all'antica loro unità comunale» (1861) e manifesta idee talvolta romantiche: «se voleste seguire un'idea che mi viene in questo momento potreste sulla volta del Teatro far dipingere l'Italia risorgente e le figure della Tragedia, Concordia, Musica e Poesia che anch'esse le offrono il loro concorso al suo risorgimento la prima coll'odio ai tiranni e l'amore alla libertà; la seconda inviluppando i costumi le ultime cantando inni guerreschi che rassicurino i cuori dell'italiana gioventù. Chiamatelo poi come meglio v'aggrada Teatro del Risorgimento italiano, o Vittorio Emanuele ciò è tutt'uno»3.. 
 
Naturalmente pensa anche alla propria carriera essendosi ormai definitivamente indirizzato verso la Storia Naturale. Tenta, senza successo, di entrare a far parte del personale del Museo di Storia Naturale di Firenze per avere la possibilità di occuparsi a tempo pieno di ornitologia. Per questo motivo, in un primo tempo, declina l'invito del padre a partecipare al concorso per la cattedra di Storia Naturale al Liceo di Fermo e ne rifiuta gli appoggi poiché: «... conviene pure che io rifletta che con quel posto [a Fermo] dovrei lasciare qualche speranza di fare qualche cosa, troncare qualunque ambizione; gli studi dei quali io sono passionato non possono farsi che in grandi città con grandi Musei e grandi biblioteche, ovvero con grandissimi mezzi per provvedere a quanto nelle grandi città è a disposizione di tutti. Oltre a ciò voi dovete pure riflettere che le nuove abitudini contratte per il lungo soggiorno in quella grande e civilissima città mi renderebbe affatto insopportabile il soggiorno fermano o del Porto... »4.. Poco più tardi tuttavia spedisce i documenti necessari pel concorso il cui esito non ci è conosciuto, ma che in ogni caso non avrà seguito. 
 
Le lettere del 1861 sono tutte pervase da interessi famigliari, da consigli ed offerte di aiuto al padre, impegnato nella pubblica Amministrazione e Consigliere Provinciale, e da brevi note relative a fatti storici che a noi oggi possono parere un pochino ingenue e provinciali, ma che rispecchiano in realtà bene lo stato d'animo del tempo: «Sebbene nulla mi diciate dell'impressione della morte di Cavour pure suppongo non sia dissimile da quella recata qui. Io ho pianto come per un amico e sto per dire come per un secondo padre, ed in verità egli può dirsi veramente Padre della Patria»5.. 
 
Nel gennaio 1863 Salvadori si reca in Sardegna per studiare, assieme ad Orazio Antinori, la fauna ornitica dell'Isola. Tale periodo è inframmezzato da un breve viaggio a Torino, Milano, Genova, Bergamo e Como per studiare le principali collezioni ornitologiche6.: «... per trarre il maggior profitto possibile dal mio viaggio il quale servirà non solo a farmi terminare il mio lavoro attuale, ma per raccogliere alcuni materiali che mi sono indispensabili per un altro lavoro sull'Ornitologia italiana in generale»7.. 
 
A Torino si fa apprezzare da Filippo De Filippi, Direttore del Museo zoologico dell'Università ed anche ornitologo. Inoltre ha la possibilità di studiare la ricca collezione privata di Ferdinando Arborio di Gattinara di Breme conservata nella villa detta «La Tesoriera» (cfr. Salvadori, 1902).
 
Ritornato in Sardegna, prosegue nelle ricerche stringendo con Antinori ulteriori vincoli di amicizia: «Antinori fin dalla sua venuta mi ha fatto cassiere e spenditore! Noi andiamo perfettamente d'accordo, e solo restando nei limiti di una disputa amichevole ci bisticciamo quando si tratta di politica giacché egli appartiene ai rossi ed ai frementi. Non può dimenticare di essere stato uno dei padri della nostra Repubblica di buona memoria»8.. 
 
Anche in Sardegna tenta, vanamente di trovare uno stabile impiego: «Da qualche tempo ho avviata qualche pratica presso il Ministro dell'Istruzione Pubblica per essere nominato professore di Zoologia ed Anatomia nell'Università di Cagliari. [...] questo posto mi converrebbe per molti riguardi, e però tengo moltissimo ad ottenerlo»9.. 
 
Intanto, il 26 luglio 1863, viene eletto socio effettivo della Società Italiana di Scienze Naturali, su proposta di C. D'Ancona, E. Cornalia e A. Stoppani. 
 
Nel 1864 si trasferisce a Torino per proseguire i propri studi presso il Museo zoologico. Nel frattempo, innamoratosi della bellissima cugina Bertha King, decide, contro il parere del padre, di sposarla. Cambiano dunque per Salvadori le prospettive future. Ora deve più che mai farsi una posizione, qualunque essa sia, considerate anche le scarse risorse economiche della futura moglie. 
 
Scrive al fratello Giorgio: «... il pensiero della mia posizione è veramente tremendo ed anche intorno a ciò è necessario dissipare gli equivoci e tu vedrai che la mia sfiducia ed i miei timori sono disgraziatamente fondati, e ti persuaderai che io posso fare molto meno di quello che ti aspetti. Io ho studiato medicina non con grande passione, ma con impegno, e l'ho studiata regolarmente, e credo che potrei esercitarla con un certo decoro prendendo una condotta. Devo avvertirti che il mio primo anno di Medicina in Roma fu per me pochissimo profittevole e quindi sebbene studiassi la chimica e la fisica debbo confessare di non conoscerle. E questo è un grave difetto fondamentale. Ora mio padre colla scusabile ambizione che io mi formi una brillante posizione pensa che io debba percorrere la carriera delle Scienze Naturali. Anch'io ebbi per qualche tempo quell'illusione, ma svanì ben presto, e realmente posso io sperarla? Pochi giorni fa il Prof. De Filippi mi domandò se io volevo andare Professore di Storia Naturale a Casale con 2000 franchi, fino a che mi avesse potuto richiamare presso di sé, quando il suo aiuto attuale sarebbe stato pensionato. 
 
E qual cosa migliore? In Casale si vive con pochissimo ... ed avrei potuto sposare la mia Bertha anche prima del tempo fissato. E pure ho dovuto rifiutare perché non mi sento capace sebbene si tratti di un corso elementarissimo. E ciò non ti meravigli; io avrei dovuto insegnare Zoologia, Botanica e Geologia; per gli elementi delle due prime forse mi sarei tirato d'impaccio discretamente10., ma io non conosco la Geologia, e se ho letto qualche libro l'ho inteso pochissimo perché la Geologia non si può conoscerla senza la Mineralogia e questa senza la Chimica. Ti assicuro che il dover rifiutare quel partito fu per me ben dura necessità e molto umiliante. 
 
E forse hai ragione di domandarmi: e cosa sei dunque tu che scrocchi la nomea di naturalista e sei persino andato a Biella ad imbrancarti in un congresso di Naturalisti, e vi hai letto memorie, e vai pubblicando scritti? Ben poca cosa mio caro Giorgio. Tu sai che tra i chirurghi vi sono Oculisti, vi sono Ostetrici, Sifilografi (...). Tutti questi sono specialisti, mentre sono anche chirurghi. Così anch'io sono naturalista, e tra i naturalisti sono Ornitologo. Per passione mi misi a studiare Ornitologia, di questo mi occupo, ed intorno a questo vado scrivendo e lavorando. E come vi sono Ornitologi vi sono Ittiologi, Entomologi e tra gli Entomologi uomini che si occupano esclusivamente di Coleotteri (vulgo Scarabei) di Ditteri (ossia Mosche) e persino vi sono celebri Scienziati che non conoscono altro che gli Scarabei d'Europa, o le Mosche d'Italia. 
 
Ordinariamente questi studi richiedono di essere indipendenti e ricchi. Prima di conoscere Bertha, restando solo, io sapevo che Papà con piacere mi avrebbe ajutato a coltivare la Scienza per la Scienza. Ora si tratta di vedere se dalla Scienza io posso cavar lucro e guadagno per la mia famiglia. Se io avessi fatto un corso regolare e completo di Scienze Naturali tu vedi che tra pochi giorni io sarei stato a Casale a fare le mie lezioni, ed invece con tutta la mia Ornitologia in corpo, e forse in Italia pochi ne sanno più di me intorno a questa scienza, io non so davvero quale sarà la mia fine. 
 
Il Prof. De Filippi che ha travisto in parte le mie difficoltà sebbene non tutta la mia insufficienza, mi diceva: ebbene si occupi di Zoologia, e quando sarà in grado di professarla, io che sono incaricato di Zoologia e Anatomia Comparata le cederò la Zoologia. Il Prof. De Filippi è una brava e cara persona, ma è un uomo che trova tutto facile, e spesso gli è avvenuto e gli avviene di promettere più di quello che può mantenere, ed in questi giorni ho dovuto verificar ciò a riguardo di altri. Ti basti sapere che in Italia non vi sono cattedre di Zoologia separate da quelle di Anatomia Comparata. L'unica cosa sulla quale io posso contare almeno per quanto il De Filippi mi ha detto e realmente dipende da lui, è l'esser nominato suo ajuto con 1500 franchi! Da qualche tempo poi mi è venuto il dubbio che non sia vero che il suo ajuto attuale sarà giubilato per la fine del 1865 come mi ha detto ... Ora io ti domando se io posso durare a lungo in questa vita, e se non sarebbe meglio che io facessi il medico in provincia»11.. 
 
Con il matrimonio inizia per Tommaso Salvadori il periodo più difficile della propria vita e in pochi anni viene a modificarsi anche sostanzialmente il suo carattere che diventa assai malinconico. 
 
Ottenuto il posto di assistente al Museo si applica subito con grande passione alla non grande collezione ornitologica che saprà rendere, in circa 50 anni di indefessa attività, una delle prime d'Italia (cfr. Salvadori, 1915). 
 
Il suo stato di salute, segnato già prima di questo periodo da modesti, ma frequenti acciacchi, gli sconsiglia di cercare di partecipare al viaggio della R. Pirocorvetta «Magenta» attorno al Mondo: «Riguardo poi alla spedizione commerciale per la massima parte, e scientifica per una minima, che si farà dal governo, in altri tempi avrei cercato di farne parte, ed avrei stimato una vera fortuna, e son sicuro che sarei riuscito siccome il Prof. De Filippi è stato ricercato per far proposta del personale, però alle mie condizioni attuali ho stimato come necessità ed un dovere di non parteciparvi»12.. Il Prof. De Filippi, capo della missione scientifica nel noto viaggio (Giglioli, 1876), proporrà Enrico Giglioli al posto di Tommaso Salvadori. 
 
De Filippi muore ad Hong-Kong durante il viaggio della «Magenta» e gli subentra definitivamente nella direzione del Museo torinese Michele Lessona che già lo aveva sostituito per incarico al momento della partenza. Lessona inizia subito ad apprezzare le qualità umane e scientifiche del Nostro. Gli anni si succedono tranquilli, ma sempre velati dalla salute malferma di Salvadori e anche della moglie. 
 
Da qualche tempo insegna Scienze Naturali al Liceo Cavour di Torino, ma la sua malattia, probabilmente di origine nervosa, aggravata anche dall'eccesso di lavoro, non gli dà tregua. Il 29 gennaio 1871 viene eletto socio residente della R. Accademia delle Scienze di Torino, ma anche la piccola pensione accademica non gli reca il sollievo economico di cui è incessantemente alla ricerca. Le lettere al padre di questo periodo sono tristi, lamentose, infarcite di richieste di soldi, di calcoli di entrate perdute a causa della cattiva salute e di uscite impreviste. Si reca una prima volta a St. Radegund, località climatica della Stiria, in Austria, nel luglio 1872, sperando di trarre sollievo dalla malattia dalla quale è tuttavia sicuro di non guarire tanto da scrivere al padre: «giacché sento di non poter durare molto a lungo»13.. Angosce maggiori gli procura la moglie Bertha, pure malata a Torino, la quale non crede alla malattia del marito e pertanto non gli è di alcun conforto. 
 
Nell'ottobre 1872 Lessona raccomanda Salvadori al Ministro dell'Interno Giovanni Lanza per una missione scientifica nell'Isola di Banguey, nell'arcipelago malese, a bordo della nave da guerra «Governolo»: «Le raccomando il conte Tommaso Salvadori assistente in questo Museo. È nato a Porto San Giorgio nelle Marche, ha trentasette anni, è bravo naturalista, è medico, ha famigliare la lingua inglese, è gentiluomo; è cacciatore, ha fatto un viaggio in Sardegna descrivendo con tocchi maestri le condizioni naturali dell'isola, ed in modo particolare la ornitologia, per cui fu lodato dai più dotti naturalisti; ha in pronto una pubblicazione sugli uccelli di Borneo. È stato malato per eccesso di lavoro, ora è bene, e in grado di compiere la bella impresa»14.. Anche in questo caso non se ne farà nulla! Le cose vanno sempre peggiorando. Alla moglie è stato diagnosticato il morbo di Basedow (che la porterà alla tomba all'età di 60 anni, dopo aver dato a Tommaso tre figli, Luigi, Ernesto e Florence). Preso dalla disperazionene, soprattutto per le gravi difficoltà economiche, non esita a ricorrere ad espedienti comprensibili soltanto considerando il profondo stato di abbattimento del momento: «Prima di partire [è nuovamente a St. Radegund] Bertha m'aveva suggerito di mandare al Re un esemplare del mio libro sugli Uccelli d'Italia; lo feci e speravamo almeno una spilla con diamante, ma siamo stati delusi. Una lettera di ringraziamento, e non so quale pericolo, scrive Bertha, di essere fatto Cavaliere, e nulla più!»15.. 
 
Si giunge così al 1878, anno in cui le disgrazie di Salvadori raggiungono l'apice. La moglie Bertha, malata, stanca, non abituata e non in grado di adattarsi ad una vita incolore, sacrificata anche economicamente — ciononostante nel 1877 Salvadori si era recato a sue spese per studio nei principali Musei europei — inizia una relazione con un professore dell'università torinese, Pasquale Fiore, di origine napoletana. La separazione dei coniugi diviene in poco tempo necessaria perché il Nostro non è disposto a fare concessioni sul proprio onore dichiarandosi pronto persino ad un duello. Le lettere al padre sono disperate; il mondo gli è crollato addosso; la sua condizione fisica, già cattiva, peggiora anche per una fastidiosa infiammazione ad una gamba che lo rende zoppo e lo inchioda al letto o in poltrona. 
 
In questo periodo viene nominato Vice Direttore del Museo Zoologico torinese grazie ad un Decreto Reale ad personam, ma finisce coli'alienarsi, almeno parzialmente, le simpatie del direttore Lessona, avendolo coinvolto nei litigi con la moglie. È sintomatica a questo proposito una risposta di Lessona, allora anche Rettore Magnifico dell'Ateneo torinese, al padre di Tommaso Salvadori: «Signor Conte: Ho tardato fino ad oggi a rispondere alla sua lettera per la difficoltà della risposta. In questa lettera [...] ella mi domanda che io mi adoperi per far traslocare il Prof. Fiore per ragioni di moralità [...] e mi invita a far concorrere all'opera questo consiglio accademico. Le rispondo ancora che non credo questo possibile. I professori universitari sono inamovibili, e giustamente molto gelosi di questa loro prerogativa. I tribunali sono chiamati a giudicare nelle quistioni di immoralità. Quando si ponesse una tal quistione davanti ad un consiglio accademico, si risponderebbe che non spetta né ad un consiglio accademico né ad un rettore di Università lo ingerirsi di cose riguardanti la vita privata. Che ove si volesse entrare in siffatte ricerche, i traslocamenti dovrebbero riuscire numerosi, perché questi casi nella società attuale sono tutt'altro che rari, e personaggi per ogni rispetto apprezzati in serietà ne danno frequentemente, anzi quotidianamente l'esempio. Che ove si volesse entrare in questa via nissun uomo sarebbe più sicuro di sé, perché con questi mezzi si potrebbe da un giorno all'altro traslocare un galantuomo quando meno se l'aspettasse. Questo risponderebbe un consiglio accademico, questo risponderei io ad ogni modo perché veramente la penso così. Mi perdoni se dopo il ritardo non ho saputo dar miglior forma a questa lettera, la quale doveva prima di ogni cosa riuscire ben chiara e senza sottintesi»16.. 
 
Frattanto nell'ambito del Museo torinese sono avvenuti dei cambiamenti. Nel 1878 era morto Vittore Ghiliani, per lunghi anni assistente, e gli era subentrato un giovane appena laureato in Scienze Naturali, Lorenzo Camerano. 
 
Questi già da qualche tempo aveva meritato le simpatie di Lessona — più tardi ne sposerà la figlia — talvolta, pare, a scapito di Salvadori: «Carissimo Papà II mio collega assistente al Museo Zoologico ha fatto apparire al Prof. Lessona che io non abbia voluto proporre il figlio Mario per sostituirmi alla Villa della Regina [ove Salvadori insegnava da tempo]. Questa cosa era assolutamente falsa, la cosa era evidente, giacché se io vi avessi pensato avrei avute tutte le ragioni di dovere e di interesse di proporlo. Io scrissi in proposito al Lessona, ed egli mi rispose in modo che non mi piacque. Cioè rifiuto di discutere in alcun modo la cosa relativa al figlio, dicendo che non stava a lui di parlarne a me. Dopo di ciò io credetti di mia convenienza il mandargli la mia dimissione. Ieri egli mi rimandò la lettera. Sono incerto se debbo insistere o no; la lettera colla quale rimanda la mia è cortese nella forma, ma nella sostanza vi si scorge il ritegno che da più di un anno egli ha assunto con me»17.. 
 
Nonostante tutto i lavori ornitologici proseguono bene. Il lavoro sull'Ornitologia della Papuasia e delle Molucche lo assorbe interamente. Anche la salute è migliorata per cui riesce a sopportare sufficientemente bene le vere o presunte «trame» del Camerano: «La salute è discreta, ed ho speranza di finire presto e bene i miei guai. Anche io continuo i miei lavori poco intellettuali ed attendo come posso il gregge. Non capisco come si possano dire tante sciempiaggini! È stata una frecciata al mio indirizzo, ma credo che l'abbia sbagliata, quantunque in questo momento la scuola del Museo di Torino guardi gli specialisti dall'alto in basso, forse perché non sa guardare in alto»18.. Salvadori fa riferimento alla conferenza di Camerano tenuta in occasione del suo ingresso ufficiale nella Facoltà di Scienze MM. FF. NN. dell'Università di Torino il 20 novembre 1880 e subito pubblicata. In essa, criticando un certo tipo di specialisti, Camerano dice: «Questa sorta di naturalisti, passando in generale tutta la loro vita a contare, ad esempio, le penne delle ali e della coda degli uccelli o il numero degli articoli delle antenne degli Insetti e via dicendo, e non facendo altro in un gruppo relativamente ristretto di forme, acquistano certamente in questa sorta di lavoro, diciamolo pure anche a rischio di farci gridare la croce addosso, poco intellettuale, molta abilità [...]. Essi hanno cioè quel sapere e quella abilità che con forme meno scientifiche e senza il corredo di nomi latini e greci ha, ad esempio, il pastore, il quale sa riconoscere da certi particolari che sfuggono alla massima parte della gente al primo colpo d'occhio, in seguito alla sua lunga abitudine di osservare sempre una data serie di oggetti, ciascuna delle pecore del suo gregge»19.. 
 
E Salvadori: «Il gran Giudice [Camerano] è partito per il congresso di Algeri. Con questa mia le rimando la petizione e quello che è più strano senza le firme del Lessona e mia! Il Lessona ha rifiutato di apporvi la firma; ed ella non si meraviglierà di ciò quando sappia che il Prof. Lessona ha rifiutato quest'anno per la prima volta a me e agli altri del Museo di farci avere il permesso di caccia. Egli non crede che ciò possa essere utile alle collezioni!!! Potenza di un Camerano! Dopo di ciò non conveniva a me Vicedirettore porre la firma ad un foglio cui viene rifiutata dal Direttore. Se però io venissi interrogato direttamente per quella poca autorità che possa avere come ornitologo, sia dal Ministro o da altra autorità superiore, non mancherei di dire francamente la mia opinione in proposito! Corrono tempi difficili pel pastore del Camerano; ella avrà compreso che il pastore che si volle descrivere ero io, e certamente il Camerano non fu solo nell'opera»20.. 
 
Gli anni '80 sono anni di grande lavoro e di notevole impegno fisico: «Con 11 ore di lezione alla settimana, col lavoro al Museo, col manoscritto della Papuasia da terminare, colle bozze di stampa da correggere e con molte altre taccenduole da comporre io non ho un minuto di tempo disponibile»21.. 
 
Nel settembre 1883 è colpito da una grave forma di nevrite che gli paralizza quasi completamente una mano ed altre parti del corpo: «Riguardo al mio stato ripeschi nella sua memoria qual'è l'esito della nevrite ascendente, la quale mi produce già fenomeni di paresi nella faccia, nella lingua e nel velopendulo, e poi mi dica se ho ragione di dire che è gravissimo. Il mio braccio è perduto! Guarirà?»22.. 
 
I postumi della grave malattia si faranno sentire per anni. Ancora nel 1886 scrive a Gestro: «Da alcuni giorni sono molto sofferente coi miei incomodi spinali; i dolori al sacro e alle gambe sono fortissimi»23.. 
 
La sua posizione di ornitologo di fama è ormai ampiamente consolidata e Salvadori ritiene proprio dovere criticare, quando necessario, i colleghi, in particolare Enrico H. Giglioli col quale aveva precedentemente pubblicato alcuni lavori ornitologici. Si lagna con Gestro del collega il quale: «... da me avvertito genericamente intorno allo aver preso delle papere, mi scrive che non aspira al papato ed all'infallibilità, che può prendere delle papere ed è sempre di buona preda specialmente per l'ornitologo. Ora l'ornitologo non si cura molto di quella preda, e quindi vado a scrivergli le correzioni che dovrò fare al suo catalogo. Ciò che mi dispiace è che anche questa volta, come in altre occasioni, ho prove evidenti della mala fede scientifica con cui lavora il nostro amico»24.. 
 
La risposta di Giglioli non si fa attendere. Nell'introduzione all'«Avifauna italica» (1889: 20-22) vi si leggono, dopo diplomatiche parole di amicizia imperitura, frasi da cui trapela il profondo dissidio scientifico. 
 
Anche alcune note nel testo non appaiono particolarmente distensive. Tra il 1890 e il 1894 si reca tre volte a Londra per lavorare presso il British Museum (N.H.) ottenendo la grande soddisfazione di redigere tre volumi del Catalogo degli Uccelli di quel Museo (vedi oltre). Buona parte della corrispondenza inglese relativa a questo periodo è conservata presso la Blacker-Wood Library of Biology, della McGill University di Montreal (fondo Casey Wood). 
 
Nel 1895 muore la madre ed è un duro colpo per Tommaso Salvadori che le era assai affezionato e da cui aveva ottenuto sempre appoggi anche economici. Nel 1900 ha già pubblicato circa 240 lavori scientifici e da tutto il mondo riceve materiali in studio. In particolare a lui giungono gli uccelli raccolti nelle varie spedizioni effettuate da Lamberto Loria, da Enrico Festa, da Alfredo Borelli, da Leonardo Fea e dal Duca degli Abruzzi. Anche la nota ed importante serie «Genera Avium» gli affida la stesura dei capitoli relativi ai pappagalli. Nel giugno 1910 gli muore il padre Luigi in tardissima età. Nel 1911 gli vengono tributati grandi festeggiamenti da parte degli studenti del Liceo Cavour in occasione del 50° anniversario della liberazione della Sicilia. Da Arrigoni Degli Oddi (1924) apprendiamo che Tommaso comparve indossando la famosa camicia rossa. 
 
L'8 novembre 1912 scrive a Gestro: «Sto divagandomi con un po' di lavoro al Museo. Ho domandato due mesi di congedo e nel mese venturo domanderò la pensione. Ciò vuole dire che non sono solo stanco, ma malato. Vedremo se sono alla fine»25.. 
 
E, a dispetto della salute, più tardi scrive: «Come forse saprai ho domandato il collocamento a riposo fin dal 1° corrente. Ora potrò occuparmi un po' più del Museo»26.. Ed infatti lascia l'insegnamento al Cavour all'inizio del 1913. Aveva 78 anni! 
 
Nel febbraio del 1914 è straordinariamente occupato in molteplici lavori: «... tuttavia non dimentico i numerosi uccelli di Giava ... Ti mando alcuni estratti di lavori pubblicati ultimamente. Altri sono sotto stampa; gli uccelli africani della Duchessa d'Aosta, un lavoro critico intorno ad uno studio di Bonaparte ecc. Insomma non so dove voltarmi»27.. Ma poi di nuovo: «Da un mese e più sto male con tosse insistente e catarro soffocante. Pare che anche il cuore vada indebolendosi»28.. 
 
Tra alti e bassi prosegue la propria attività dedicandosi sempre maggiormente alle cure della collezione ornitologica del Museo di Torino di cui pubblica anche le fondamentali «Notizie storiche». Il 26 ottobre 1917 scrive ancora a Gestro: «Il Prof. Camerano è gravemente ammalato da parecchi mesi. Si tratta a quanto pare di cancro al fegato. In queste condizioni conviene a me vice allontanarmi? Non so decidermi, ad ogni modo la decisione non può essere lontana»29.. Sarà buon profeta; Lorenzo Camerano muore il 22 novembre dello stesso anno. 
 
Sono queste le ultime lettere reperite di una corrispondenza non vastissima, ma articolata. 
 
Nel 1921, all'età di 86 anni, viene collocato, per legge, a riposo anche dal posto di Vice Direttore del Museo di Zoologia dell'Università di Torino. Di tale anno è anche il suo ultimo lavoro scientifico in collaborazione con Enrico Festa. 
 
Nel corso della sua lunghissima carriera presso il Museo torinese aveva visto succedersi ben sette Direttori: Filippo De Filippi (1848-1865), Michele Lessona (1865-1894), Lorenzo Camerano (1894-1917), Ermanno Giglio-Tos (1918-1919), Daniele Rosa (1919-1921), Giuseppe Colosi (1921-1922) e Umberto Pierantoni (1922-1924). 
 
Gli ultimi anni di vita di Tommaso Salvadori, caratterizzati da fenomeni di arteriosclerosi e da una situazione economica difficile, ci sono riassunti dalla nipote Liana Brounlie Salvadori (in Zavatti, 1973: 46): «Costretto ad un passo decisivo, vendette la sua parte di eredità al fratello Giorgio: pagati i debiti e fatto fronte agli impegni gli rimase ben poco. Il disinganno e l'avvilimento di questo nobile cuore, di questa mente superiore, di questo luminare della scienza, resero molto amari gli ultimi anni della sua esistenza e lo chiusero in un doloroso mutismo. I suoi familiari non lo comprendevano più e lui non avrebbe potuto adeguarsi alla mentalità delle nuove generazioni». Tommaso Salvadori muore a Torino il 9 ottobre 1923, alle ore 14,20 presso l'Ospedale Martini ove era stato ricoverato qualche giorno prima per un «improvviso esaurimento nervoso e cerebrale» (La Stampa, 10 ottobre 1923). E seppellito nella tomba di famiglia a Porto San Giorgio nelle Marche. 
 
Quando il Museo di Zoologia di Torino venne trasferito, nel 1936, da Palazzo Carignano nell'attuale sede dell'Ospedale San Giovanni «Antica sede», la Direzione propose alle Autorità competenti di intitolare il salone del secondo piano contenente la collezione ornitologica al nome di Tommaso Salvadori, alla cui opera era principalmente dovuta. La proposta non ebbe seguito ... (Tortonese, 1957).
(*) TOMMASO SALVADORI - NOTE BIOGRAFICHE di Pietro Passerin d'Entrèves, Antonio Rolando & Carlo Violani,  in: Comune di Fermo, La Collezione ornitologica di Tommaso Salvadori - Catalogo - A cura di: Carlo Violani, Gianna Zanazzo e Massimo Pandolfi, Centro stampa Comune di Fermo, 1977 

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