Giovedì, 28 Marzo 2024

Cornus

cornus campuecorraCORNUS (1)

La città punica doveva essere fiorente, poichè al tempo della rivolta di Ampsicora che la vide centro delle forze antiromane, Livio la definisce «la capitale di quella regione»: caput eius regionis. In essa si rifugiarono i rivoltosi dopo le sconfitte subìte in due battaglie, la prima delle quali nei pressi della città, fino a che questa venne conquistata dai Romani e subì una dura punizione; non sono stati, però, identificati i resti della Cornus punica, ad eccezione di alcune necropoli.

La sua posizione privilegiata sembra deducibile anche dal miliario che ci è pervenuto, il quale ricorda il tratto a Tharros Cornus; vengono così confermati gli stretti legami economici che già sotto i Cartaginesi dovevano unire queste due città, le più importanti del golfo oristanese e del suo retroterra. I Romani, infatti, mantennero, in certo modo, questa autonomia nella viabilità lungo l'arteria occidentale sarda ancora nella metà del III secolo d.C. alla quale il miliario è da riportare.

Sappiamo che gli abitanti di Cornus furono elevati al rango di cittadini romani ed assegnati alla tribù Quirina, come Carales e Sulci; lo attesta un'iscrizione, trovata nei pressi di S. Caterina di Pittinuri, in cui il consiglio e il popolo dei Cornensi - ordo et populus Cornensium - onorano, nominandolo patrono della città, un concittadino, Q. Sergio Quadrato, della tribù Quirina, appartenente all'ordine equestre.

II dubbio riguarda l'esatta condizione giuridica di Cornus, se si trattasse di un municipio di cittadini romani o di una colonia; nell'ultimo senso parrebbe portarci una integrazione della lacuna alla l. 6 della suddetta iscrizione ove si è integrato [in co] lon [os---], ma l'ipotesi è troppo labile; il silenzio di Plinio, d'altra parte, potrebbe portarci, come per Sulci, verso gli ultimi decenni del I secolo d.C. per questa elevazione di rango.

La localizzazione di Cornus è sufficientemente sicura, sia per il sito di rinvenimento della stessa iscrizione e di altre - le quali ultime, però, non contengono il nome della città - sia per i dati archeologici.

Il centro abitato va posto nell'immediato retroterra a sud di S. Caterina di Pittinuri, su una collina detta di Corchinas, ed ha lasciato il suo nome legato al toponimo, in quella stessa zona, di Campu 'e Corra un altopiano a sud-est della collina.
E'questa posizione, a breve distanza dalla costa, a giustificare il fatto che Tolomeo la collochi fra le città dell'interno dell'isola.

I resti più importanti, acquedotto, acropoli, edifici privati, sono visibili, oltre che sul colle, in regioni Sisiddu, Angrone e Columbaris; in quest'ultima sono venuti alla luce imponenti rovine di un centro paleocristiano che ebbe inizio nel IV secolo; di interesse anche le necropoli, in regioni Furrighesus e Fanne Massa.

II porto di Cornus è probabilmente da identificare con quello di Coracodes, che Tolomeo ricorda sulla costa occidentale, venti minuti di grado a sud di Cornus e che alcuni pongono nell'insenatura più a nord della punta detta, oggi, di Cagaragas, nome nel quale è stata vista una continuazione di quello greco; altri in quella, più a sud, chiusa dalla torre di Su Puttu.

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(1) MELONI P., La Sardegna romana, Chiarella, Sassari,1975, pp.241 e ss.

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