18. - Lettera di fra Filippo da Rocca Contrada all'Arciconfraternita in cui riferisce dell’assistenza approntata agli schiavi durante la pestilenza che va ormai estinguendosi. - Algeri 30 giugno 1585.
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Lettera di fra Filippo da Rocca Contrada all'Arciconfraternita in cui riferisce dell’assistenza approntata agli schiavi durante la pestilenza che va ormai estinguendosi. - Algeri 30 giugno 1585.
(Mazzo G, jasc.4, fi.123-124)
Molto Ill.ri Sig.ri
se bene ho scritto per li giorni passati per bona straordinariamente alle SS. VV. Ill.ri sopra la morte della buona memoria del nostro p. fra Pietro et mandateli in scrittis la sua morte, in ogni modo mi pare replicarla per quest’altra mia, se- pur l’altre ancora non fossero capitate, dunque, morto di peste el buen padre,, sig.ri ancora non mi posso consolare, el grande frutto che ha fatto e stato incredibile, non è possibile mai abbastanza esplicarlo per Ire, nè tampoco abbocha,. sig.ri av.ante che morisse mi raccordò molte cose, fra l’altre, ch’andasse innanti la: limosina et charità che si fa per li poveri schiavi appestati, et in fatti sig.ri le SS. VV. non possevano spender meglio, certificandole, che nessuno denaro non è uscito fuori di Roma meglio impiegato, nel rescattare li poveri schiavi, et in far così pia et santa opera alli poveri appestati; se mandarano alle SS.VV. se non adesso, un’altra volta quanti poveri schiavi appestati sono campati per questa santa elemosina, che senza questa se ne seriano morti senza bavere un pocbo d’aqqua con
tutto che liebbino ogni sorta di charità ne sonno morti da tre cento, li vivi fin adesso sono da cinquecento e ben vero sig.ri che la peste incommincia à mancare, così è solito in questa terra d’Algieri al principio del sole leone, si sarà, se però el Sig.re non volesse di gran [parola illeggibile] cattigarci, che lo meritamo, sig.ri sopra una tal carità che si fa, si sono deputati hom. da beni, et fideli, fra quali ve ne sono alcuni che fanno la charità col p.mio alcuni senza p.mio; q.lli che s’affatigano, come sono barbieri cocinieri et spenditori, questi meritano esser riscattali; si come verranno li redentori vederanno per esperienza tutti questi che s’affatigano oltre che sono poveri schiavi sono meritevoli d’esser riscattati; la charità che fanno, et la fatiglia che sopportano ne causi siano aiutati; sia laudato il Sig. che ogni cosa succede prosperamente se bene el Sig. ci ha tolto el padre fra Pietro, e stato con volontà del Sig.re così è stato spediente per l’anima sua, liavendo q.sto popolo supplicato la maesta divina et con voti et con orationi et lacrime et digiuni, et per questo Dio è stato servito; io me ne sto in casa molto afflittone.
Già me disse el medico del Re ch’io non andasse più fuori di casa, per questo me ne sto esercitando la confessione in casa, uno solo sacerdote sta in piede, questo supplisce quanto può, tutti gli altri sono morti; è ben vero che Re ne tiene quattro ma stanno in galera, nè vuole che eschano fuori. Sappino in oltre le SS.VV. che sono arrivati hora molti poveri schiavi delle galere del papa forse da cinquanta, il padrone loro è murad-rais, quelli poverelli esclamano d’esser tutti reschattati; molti ve ne sono soldati; molti havevano finito il tempo, et molti q.asi amalati per tante fatighe et bastonate che hanno haute; e una bella gioventù hanno bisogno di riscatto particolare, per ciò molti et molti giovani lesti et honorati fra quali ve n’è uno cavaliero d’Ascoli addimandato il Cavaliero Curtio Falconieri: questo non aspetta aiuto da casa sua, e, ben vero ch’io scrivendo al papa di molte cose come scrivo a ms. Ludovico gli tocco di questo cavaliere per esser stato alcune volte cortigiano, mentre era cardinale, et senza dubio darà ordine si riscatti; et si però non si ricordasse S.Stà bisognarà che le SS.W. la riscattino il suo riscatto sarà duecento scudi d’oro si come li rendentori farano esperien- tia, perchè la buona memoria del padre diceva se tornava à Roma, che voleva parlare al papa, che non era cosa da Capuccino star in Algieri, per la poclia osservanza della Regola in quanto al riscattar et posser vivere poveramente in longo senza ricorrere alla pecunia, per questo son mosso a scrivere a S. Beatitudine; dunque le SS.VV. lll.me daranno la Lra a chi pare alle SS.VV. et altre cose così honeste, del resto facci de me Dio benedetto quello che sia servito, mi contento de ciò che Dio me manda: et mi contento, mi sia lassato intendere per consolo (?) per partire, ma quelli poveri schiavi mi hanno indotto (?) a compassione, sì che aspetto ms. Ludovico et il sig. Decano et che aviso daranno li miei prelati, et le SS.VV. Ill.ri per non fastidirla lasso da parte alcune cose per ciò così poco disposto, può bene che la peste manca assai; et per questo venghino però che coll’aiuto de Dio saranno guardati de [parole illeggibili] ma che portino denari; sa bene ms. Lodovico à quanti figlioli et giovani il buon padre babbi promesso la libertà per esser (?) degni de aiuto, acciò non rineghino sì che le SS.VV. man- darano in effetto quanto scrisse alloro el padre. Non altro Nostro Sig.re conceda felicità et mantenghi in sua santiss.a grazia le SS.VV. molto Ill.ri.
D’Algieri il di 30 di giugno 1585.
D. VV.SS. Molto Ill.ri aff.mo et minimo
fra Filippo dalla Rocca Contrada capuccino