Il vescovo sardo Giovanni Sanna - Porcu
Monsignor Don Giovanni Sanna-Porcu è importante non solo per la storia di Santu Lussurgiu, che gli ha dato i natali, e per la Sardegna, dove fu Decano della Diocesi di Ales, redentore di schiavi e, successivamente, Vescovo di Ampurias e Civita, ma per l'intera Chiesa di Roma, lasciando ripetute testimonianze di carità cristiana, di buon senso e di altissima diplomazia nella politica estera mediorientale di fine Rinascimento. Testimonianze che meritano senz'altro ulteriori indagini e approfondimenti, ma che già di per sé costituiscono un unicum di straordinaria attualità e importanza, soprattutto in relazione al contesto storico, nel quale Monsignor Giovanni Sanna operò più efficacemente, e che si colloca tra la fine del ‘500 e il 1607, anno della sua morte.
Sulla sua opera di redentore di schiavi è stato scritto molto nel corso dei secolin: se ne trova memoria copiosa e, in gran parte inedita, nei suoi stessi manoscritti, nelle relazioni delle Visite ad limina e nelle carte sparse dell'Archivio dell'Archiconfraternita del Gonfalone di Roma.
A più riprese e in tempi più recenti Mons. Giovanni Sanna è stato anche oggetto di studio da parte degli storici sardinn, ma sempre, purtroppo, in una visione 'isolana' della figura e dell'opera del grande prelato. Ampliare il campo della ricerca: soprattutto in riferimento ai rapporti che intrattenne con l'Arciconfraternita di Roma e il ruolo di primo piano che ebbe durante i pontificati di Gregorio XIII (prima missione del 1584 ad Algeri) e di Sisto V che lo nominò vescovo su proposta del Re di Spagna (seconda missione ad Algeri del 1587), ma anche sui trattati e salvacondotti stabiliti col Gran Sultano di Costantinopoli e Assan Bassà, Governatore di Algeri, potranno rivelare aspetti inimmaginabili della sua vita e dei rapporti della Chiesa di Roma e l'impero turco. .
Attraverso l’abile Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, anch’egli montaltese come il Pontefice, Mons. Giovanni Sanna fu a capo di due importanti missioni diplomatiche ad Algeri e negli Stati Islamici del nord Africa e, forse, anche presso il Gran Sultano di Costantinopoli, missioni promosse, la prima da Gregorio XIII (1584) e poi dallo stesso Sisto V, attraverso la riformata Arciconfraternita del Gonfalone di Roma.
Sarà lo stesso Pontefice a ricevere mons. Giovanni Sanna e gli schiavi riscattati al rientro dalla sua seconda missione ad Algeri.
Le missioni di Mons. Sanna, infatti, ebbero grande successo. Per molti schiavi cristiani della Sardegna fu lo stesso Giovanni Sanna a provvedere personalmente al pagamento del riscatto, forse anche attraverso le Compagnie del Gonfalone di Santu Lussurgiu e di Cuglieri di cui vi è traccia.
Anche se mancano al momento i documenti che lo provino, non è escluso che furono gli stessi Mons. Giovanni Sanna di Santu Lussurgiu e il montaltese Fabio Biondi a condurre le trattative col Sultano di Costantinopoli per l’acquisto e la traslazione del Santo Sepolcro di Cristo, che Papa Sisto V avrebbe voluto collocare a Montalto, sua città e Patria carissima.
Questo si racconta nelle cronache del tempo [1]. Un’ipotesi affascinante e suggestiva, ancora tutta da verificare!
[1] Concattedrale S. Maria Assunta di Montalto delle Marche, Cartiglio del 1590: Sisto V Pontefice Romano, fondò questo Tempio per trasferirvi il Sepolcro di Cristo.
“Si va dicendo, che ‘l Pontefice ha un pensiero gloriosissimo di volere, cioè redimere di mano del Turco il Santo Sepolcro et servirsi in questo traffico delli più omnipotenti mezzi, senza riguardo di qual si voglia somma di danari, che la Porta di Costantinopoli adimandi, et di quali si voglia eccessiva spesa, che ci vada per havere quel felicissimo sasso, che fu arca del nostro Redentore”.
Avviso del 18 febbraio 1587, Urb. 1055, p. 56, Biblioteca Vaticana (Cfr.: L. Von Pastor, Storia dei Papi, Vol. X, p. 394, Roma, 1928.)
Di seguito le annotazioni (1754) sulla Cripta di Montalto del gentiluomo Pietro Andrea Galli: “Il sotterraneo di detta nuova Chiesa per il disegno, grandezza ed architettura è uno delli più belli, e maestosi vasi, che possa mai vedersi, formando una Croce alla greca, ma incontra parimente la disgrazia di rimanersene alla rustica, e senza verun ornamento.
Nel braccio di sinistra, in alto, sopra al luogo in cui era situato il gruppo della deposizione di Giorgio Paci (oggi sistemato nel braccio centrale), si legge l’iscrizione: “Pro Dominici Sepulchri Transuectione Sixtux V Rom.Pont. Hocce Templum a fondamenta erexit. An. MDXC”.
Osservava ancora Pietro Andrea Galli:
Si ha per tradizione, che Sisto avesse pensiero d’ivi collocare il Santo Sepolcro di Gesù Cristo, ed in tal guisa a rendere Montalto una Città assai popolata, e di gran concorso. Se ciò sia vero, non possiamo con certezza affermarlo, solo ne acceniiamo la voce precorsa, qualunque ella sia.
MONS. GIOVANNI SANNA
La grandezza della figura di Mons. Giovanni Sanna Porcu di Santu Lussurgiu (1529 - 1607), la sua vita esemplare, il suo generoso apostolato nella diocesi di Ampurias e Civita, le opere pubbliche realizzate a sue spese in Sardegna, gli incarichi svolti per la l'Arciconfraternita del Gonfalone di Roma e la sua opera di redenzione e riscatto degli schiavi cristiani, le missioni diplomatiche eseguite in nome dello Stato pontificio presso gli Stati islamici, sono tutte circostanze che meritano, senz'altro, di essere indagate e meglio approfondite, soprattutto in relazione al contesto storico nel quale Monsignor Giovanni Sanna operò più efficacemente, e che si colloca tra la fine del ‘500 e il 1607, anno della sua morte.
Sulla sua opera di redentore di schiavi è stato scritto molto nel corso dei secoli: se ne trova memoria copiosa e, in gran parte, inedita nei suoi stessi manoscritti, nelle relazioni delle Visite ad limina e nelle carte sparse dell'Archivio dell'Archiconfraternita del Gonfalone di Roma.
A più riprese e in tempi più recenti Mons. Giovanni Sanna è stato anche oggetto di studio da parte degli storici sardi, ma sempre, purtroppo, in una visione 'isolana' della figura e dell'opera del grande prelato.
Nessuna attenzione, invece, gli è stata riservata dai suoi concittadini, gli abitanti di Santu Lussurgiu, città dove nacque nel 1529, da Don Leonardo Porcu e Donna Grazia Sanna.
Ad onor del vero, nel 1999, era stato organizzato un Convegno di studi dalla locale Pro Loco, alla cui iniziativa avrebbero dovuto seguire altre occasioni d'incontro ed approfondimento, ma non è andata secondo gli auspici.
É questa la triste sorte che la storia riserva ingiustamente ad alcuni personaggi che per il loro ingegno, le opere, l'esempio e l'insegnamento che ci hanno lasciato meriterebbero un posto ben maggiore nel novero dei grandi!
Monsignor Don Giovanni Sanna-Porcu è importante non solo per la storia di Santu Lussurgiu, che gli ha dato i natali, e per la Sardegna, dove fu Decano della Diocesi di Ales, redentore di schiavi e, successivamente, Vescovo di Ampurias e Civita, ma per l'intera Chiesa di Roma e per aver lasciato un segno importante nella politica estera mediorientale di fine Rinascimento.
Sicuramente Mons. Sanna ebbe un ruolo importantissimo durante il pontificato di papa Sisto V (1585-1590). Attraverso l’abile Mons. Fabio Biondi, Patriarca di Gerusalemme, anch’egli montaltese come il Pontefice, Mons. Giovanni Sanna fu a capo di due importanti missioni diplomatiche presso gli Stati Islamici del nord Africa e, forse, anche presso il Gran Sultano di Costantinopoli, missioni promosse, la prima da Gregorio XIII e poi dallo stesso Sisto V, attraverso la riformata Arciconfraternita del Gonfalone di Roma.
Sarà lo stesso Pontefice a ricevere mons. Giovanni Sanna e gli schiavi riscattati al rientro dalla sua prima missione ad Algeri. Le missioni di Mons. Sanna, presso le reggenze islamiche di Algeri e Tunisi, per la liberazione di centinaia di schiavi cristiani, ebbero, infatti, grande successo. Per molti schiavi cristiani della Sardegna fu lo stesso Giovanni Sanna a provvedere personalmente al pagamento del riscatto, forse anche attraverso la sua Compagnia del Gonfalone di Santu Lussurgiu
Anche se mancano al momento i documenti che lo provino, non è escluso che furono gli stessi Mons. Giovanni Sanna di Santu Lussurgiu e il montaltese Fabio Biondi a condurre le trattative col Sultano di Costantinopoli per l’acquisto e la traslazione del Santo Sepolcro di Cristo, che Papa Sisto V avrebbe voluto collocare a Montalto, sua città e Patria carissima.
Questo si racconta nelle cronache del tempo[1]. Un’ipotesi affascinante e suggestiva, tutta da verificare!
[1] Concattedrale S. Maria Assunta di Montalto delle Marche, Cartiglio del 1590
Sisto V Pontefice Romano, fondò questo Tempio per trasferirvi il Sepolcro di Cristo.
“Si va dicendo, che ‘l Pontefice ha un pensiero gloriosissimo di volere, cioè redimere di mano del Turco il Santo Sepolcro et servirsi in questo traffico delli più omnipotenti mezzi, senza riguardo di qual si voglia somma di danari, che la Porta di Costantinopoli adimandi, et di quali si voglia eccessiva spesa, che ci vada per havere quel felicissimo sasso, che fu arca del nostro Redentore”.
Avviso del 18 febbraio 1587, Urb. 1055, p. 56, Biblioteca Vaticana (Cfr.: L. Von Pastor, Storia dei Papi, Vol. X, p. 394, Roma, 1928.)
Le annotazioni (1754) sulla Cripta del gentiluomo di Montalto Pietro Andrea Galli
“Il sotterraneo di detta nuova Chiesa per il disegno, grandezza ed architettura è uno delli più belli, e maestosi vasi, che possa mai vedersi, formando una Croce alla greca, ma incontra parimente la disgrazia di rimanersene alla rustica, e senza verun ornamento.
Nel braccio di sinistra, in alto, sopra al luogo in cui era situato il gruppo della deposizione di Giorgio Paci (oggi sistemato nel braccio centrale), si legge l’iscrizione:
“Pro Dominici Sepulchri Transuectione Sixtux V Rom.Pont. Hocce Templum a fondamenta erexit. An. MDXC”.
Osservava ancora Pietro Andrea Galli:
Si ha per tradizione, che Sisto avesse pensiero d’ivi collocare il Santo Sepolcro di Gesù Cristo, ed in tal guisaa rendere Montalto una Città assai popolata, e di gran concorso. Se ciò sia vero, non possiamo con certezza affermarlo, solo ne acceniiamo la voce precorsa, qualunque ella sia.
nvece, ben poca attenzione è stata riservata a questo illustre prelato dai suoi concittadini, gli abitanti di Santu Lussurgiu, villaggio del Montiferru dove nacque nel 1529, da Don Leonardo Porcu e Donna Grazia Sanna.
Neppure una piazza, una via, un vico, un qualsiasi luogo pubblico intitolato alla sua memoria.
che già di per sé basterebbero ad annoverare Mons. Giovanni Sanna tra i più grandi personaggi della storia della Sardegna e della chiesa di Roma.
É questa la triste sorte che la storia riserva ingiustamente ad alcuni personaggi che per il loro ingegno, le opere, l'esempio e l'insegnamento che ci hanno lasciato meriterebbero un posto ben maggiore nel novero dei grandi!