DOMENICA, 18 DICEMBRE 2016
Vie Santa Maria, 8 - Santu Lussurgiu
NELL’AMBITO DELLA MANIFESTAZIONE ARTES & SABORES L'ARCHEOCLUB DI SANTU LUSSURGIU PRESENTA
SULLE ALI DEL TEMPO
PERSONALE DI PITTURA E SCULTURA DI GIOMARIA CAMBERA
Approfondimenti: www.giomariacambera.it
Domenica 26 GIUGNO 2016
ESCURSIONE AL NURAGHE PIRICU
ORE 07,30: APPUNTAMENTO E PARTENZA DA PIAZZA S’ELIGHEDDU – SANTU LUSSURGIU
Considerata l’impraticabilità da nord dell’antico percorso per Nuraghe Piricu, il tratto iniziale dell’escursione sarà percorso con la propria autovettura sino alla Sorgente di Santu Miale (quadrivio di Banzos – ex scuola agraria - a destra).
L’escursione consentirà di effettuare una prima ricognizione al nuraghe quadrilobato denominato Piricu che sorge al confine dei territori di Santu Lussurgiu , Paulilatino e Bonarcado ed è delimitato dal Rio Tzispiri (est) e dal Rio Baracontu (ovest).
Leggi tutto: Escursione a Nuraghe Piricu
Per quanto riguarda la collocazione storica dell'origine dei mulini e delle gualchiere a Santulussurgiu, non si hanno per ora attestazioni scritte in proposito. Forse l'impiego di queste macchine fu diffuso e tramandato dai monaci Camaldolesi del monastero di Bonarcado, che certamente sfruttarono anche i corsi d'acqua del territorio nel quale sarebbe poi sorta la comunità di Santulussurgiu (1).
La presenza e la vicinanza alla risorsa idrica, la possibilità di sfruttare il regime idrico hanno costituito elementi determinanti per lo sviluppo dell'attività molitoria e l'organizzazione produttiva e sociale della comunità.
Lo stesso Angius fa notare come "le innumerevoli sorgenti del lussurgese (...) danno moto a macine e gualchiere" (2) che caratterizzavano in modo rilevante l'economia del paese.
I complessi di fabbricati e macchine idrauliche erano dislocati a sud-ovest e a sud-est del centro abitato, in zona denominata SOS MÒLINOS e S'AU 'E SU SALIGHE.
Grazie alla forza motrice fornita dai torrenti perenni che scendevano dal Montiferru, si sviluppò quella singolare attività preindustriale che caratterizzò il paese specialmente tra la fine dell'Ottocento e gl'inizi del Novecento.
Si è affermato che i numerosi mulini e gualchiere che sorsero nelle zone indicate hanno costituito "una straordinaria infrastruttura, un vero museo di archeologia paleoindustriale della Sardegna" (3).
I mulini erano tutti di modeste dimensioni, così come le loro capacità produttive. Il meccanismo, che veniva azionato da piccole masse d'acqua, era a ruota orizzontale, capace di macinare modeste quantità di grano sufficienti a soddisfare unicamente le limitate esigenze delle singole famiglie lussurgesi (4) e dei paesi vicini.
Non essendoci, perciò, alcuna produzione commerciale di farina, si può affermare, e così è stato confermato dalle testimonianze, che il mestiere del mugnaio, anche se costituiva la principale fonte di reddito, era un lavoro poco redditizio; considerato inoltre che, per consuetudine, il lavoro veniva retribuito in merce e raramente in moneta.
La gualchiera, macchina idraulica a ruota verticale, follava a mezzo di magli l'orbace, panno di grossa lana di pecora, che serviva per confezionare mantelle, coperte e vestiti nonché le uniformi fasciste (5).
Sempre nel dizionario dell'Angius-Casalis si legge che "nei fiumi di Santulussurgiu, nei quali si ha un tal volume da mettere in moto gli ordigni, è delle medesime un gran numero. Vi si lavora sempre, perché anche dai villaggi dei vicini dipartimenti si portano a sodarle molte pezze di forese" (6).
Se la lavorazione dell'orbace rispondeva, quindi, a commesse che andavano ben oltre le richieste locali (7), non sorprende, apprendere che "l'industria" della lavorazione dell'orbace era sufficientemente prospera da essere considerata fonte di guadagno; poiché il lavoro era remunerato con moneta e raramente in natura. Tuttavia dalle notizie forniteci, si evince che in tempi più recenti il guadagno non fosse così elevato, poiché il reddito di cui il gualchieraio disponeva era sufficiente al solo sostentamento familiare.
Purtroppo, non abbiamo avuto l'opportunità e la fortuna di rintracciare i libri contabili delle attività oggetto della nostra ricerca.
Non bisogna dimenticare infatti che, solo durante il periodo fascista, i mugnai, nulla si sa dei gualchierai, erano obbligati alla tenuta dei registri contabili dai quali risultasse la quantità del grano che veniva macinato.
Solo le testimonianze ci hanno consentito, come si vedrà, di farci un'idea di quelle che potevano essere le entrate e le spese del gualchieraio e del mugnaio; di conoscere la qualità e la quantità del prodotto lavorato; nonché le fasi e i periodi delle operazioni.
Oltre le spese per la vendita e la riparazione delle macchine e per la manutenzione degli edifici, che seppur minime incidevano comunque sul bilancio familiare, il gualchieraio e il mugnaio erano tenuti a pagare all'erario la tassa annuale governativa sull'uso dell'acqua, quale bene del demanio, il cui ammontare è andato aumentando con il passare degli anni.
Il mulino come la gualchiera erano proprietà di persone che esercitavano il solo mestiere del mugnaio e del gualchieraio: pochi erano quelli dati in affitto. Quando questo accadeva, il contratto di affitto tra il proprietario e l'affittuario, che veniva stipulato oralmente o per scrittura privata, comportava per l'affittuario l'obbligo di corrispondere il canone stabilito che, generalmente per il gualchieraio avveniva in denaro e per il mugnaio in natura (grano in luogo di denaro).
Si apprende da fonti storiche, che il numero dei mulini negli anni considerati si aggirava intorno alla cinquantina e il numero delle gualchiere venticinque (8).
Questo fu certamente dovuto a un insieme di fattori sociali e ambientali: come si è già detto, in questa direzione spingevano sia il bisogno della famiglia di procurarsi la farina per la provvista familiare, sia il considerevole aumento della popolazione nel periodo considerato, ma l'attività molitoria e follatoria fu soprattutto favorita dalla presenza dei vari ruscelli, che determinarono la scelta dei siti.
Nell'immediato dopoguerra l'attività molitoria nell'agro lussurgese, come nelle altre zone della Sardegna, viene a trovarsi in una situazione di completo declino che non doveva più fermarsi fino agli "anni 70".
Si verifica ormai l'avvento di "industrie molinologiche" capaci di produrre farina in quantità superiore a quella dei mulini, sottraendo così, tutto il settore di trasformazione dei cereali all'ambito locale e familiare. Ciò determinò la definitiva scomparsa dei mulini ad acqua.
In quegli anni, quasi contemporaneamente al venir meno dei mulini, scompaiono anche le ultime gualchiere; la loro capacità produttiva si trova in difficoltà di fronte ai nuovi mezzi di produzione tessile.
L'orbace, impiegato anche per confezionare vestiti, venne sostituito da stoffe più raffinate.
Con il definitivo abbandono dei mulini e delle gualchiere ebbe inizio il progressivo deterioramento degli edifici, di cui attualmente, nelle zone sopra indicate e ormai inselvatichite, non ne rimangono che i ruderi.
Tuttavia, naturalmente inoperanti, nella zona si trovano due mulini ancora in buone condizioni, tant'è vero che è possibile farli funzionare ed assistere alla macinazione del grano.
Altrettanto non può dirsi dell'unica gualchiera esistente, situata nella zona "S'AU E S'ALIGHE", che a causa delle continue ruberie dei pezzi che la compongono, si trova in precarie condizioni.
La gualchiera e un mulino, anch'esso in rovina, sono stati acquistati dal Comune di Santulussurgiu con l'intento di riattivarli e riportarli all'originaria funzione, naturalmente ai soli fini culturali e antropologici. Inoltre un mulino idraulico e una gualchiera sono conservati nel Museo della Tecnologia Contadina di Santulussurgiu che, sorto nel 1976 è l'unico che dispone di numerosi strumenti di lavoro e oggetti di uso quotidiano del passato contadino e artigiano lussurgese.
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* In: COMUNE DI SANTU LUSSURGIU, Il Mulino e la Gualchiera. I mezzi tecnicie le attività operative del passato., Ediz. Scuola Sarda, Cagliari 1995
(1) Presumibilmente il paese si è formato attorno alla chiesetta campestre di San Lussorio, e appartenne prima al Giudicato di Torres e poi di Arborea.
(2) Cfr. Angius - Casalis, Dizionario Geografico Storico Statistico Commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna, vol. Il pp. 395-397, Torino 1839.
(3) Cfr. Sanna - Angioni, in L'archittetura popolare in Italia, pp. 110-111, Roma - Bari, Laterza 1988.
(4) la cui consistenza demografica era nel 1871 di 4.564 ab.; nel 1901 5.047 ab.
(5) Nel periodo fascista il tessuto delle divise era in "orbace sardo" nome riservato al solo tessuto prodotto in Sardegna per differenziarlo da quello (meno pregiato) prodotto dall'industria tessile continentale.
Al fine di aumentare la produzione e la quantità vennero utilizzate nella fabbricazione del panno di orbace macchine azionate dall'elettricità al posto della medievale "gualchiera", soggetta al regime di magra dei torrenti. Cfr. Vincenzo Catte, L'orbace Sardo.
(6) V. Angius - Casalis, op. cit. pag. 210 vol. I; La lana delle pecore si lavorava tutta nel paese, e non bastando per i lavori se ne introduce altra e non poca dai paesi vicini, Ibid. p.. 400, vol. II.
(7) ... Si dice che questo villaggio fornisca annualmente più di 1.500 pezze di albagio, ch'è il più apprezzato in tutta l'isola, e del quale gli abitanti del luogo fanno un commercio molto attivo. Cfr. A. La Marmora, Op. cit., p. 361.
(8) Cfr. Angius; Angioni - Sanna, Op. cit.
Presso i Mulini comunali di Santu Lussurgiu in località Sos Mòlinos sono presenti due colonie di pipistrelli, mammiferi tutelati dalle leggi regionali, nazionali ed europee.
All'atto della presa in gestione dei mulini, l'Archeoclub di Santu Lussurgiu in collaborazione attiva e fattiva con Speleoclub Oristanese e GGO - Guppo Grotte Ogliastra, ha avviato una serie di iniziative per lo studio e la loro tutela e salvaguardia, compresi gli habitat nei quali vivono e/o soggiornano.
Di fatto, i pipistrelli (o chirotteri che dir si voglia) non ci disturbano, anzi!
Riteniamo infatti che nei prossimi mesi le colonie presenti a Sos Mòlinos, potranno costituire e rappresentare, anche visivamente, il valore aggiunto alla conoscenza diretta del sito in gestione, soprattutto quella pedagogica e didattica a favore delle giovani generazioni, per la formazione e il rafforzamento di una coscienza ecologica che consideri e riconosca sul campo la biodiversità e l'equilibrio tra le specie viventi come requisiti indispensabili alla vita stessa degli umani.
Leggi tutto: I pipistrelli *
Nuraghe Arzola Idru o di Su Tancadu - Santu Lussurgiu
Nella periferia sud est nel quartiere Su Tancadu, a due passi dal centro storico di Santu Lussurgiu, è ancora possibile osservare ciò che rimane del Nuraghe Arzola Idru. Si tratta dei resti di un nuraghe monotorre che dalla sua preminente posizione, consente la vista della valle di Rio Molineddu e Sos Lavros.
Purtroppo, come avviene per gran parte del ricchissimo patrimonio archeologico di Santu Lussurgiu e del Montiferru, lo stato di totale degrado e abbandono in cui versa anche questa testimonianza della civiltà nuragica, non lascia tante speranze per un suo recupero. Eppure se ciò avvenisse (e non credo siano necessarie ingenti risorse per farlo) si valorizzerebbe ulteriormente il quartiere di Su Tancadu che recentemente è stato sottoposto ad un importante intervento di riqualificazione e migliorato sia nella pulizia e sia negli arredi urbani.
Non so proprio che taglio dare per introdurre questo argomento che mi sta molto a cuore e mi affascina a tutto tondo: si tratta dell'archeologia e dei nuraghi in particolare, il simbolo stesso della Sardegna.
Più in generale, sono le pietre che esercitano su di me uno strano effetto e attraggono da sempre la mia attenzione. Mi è capitato spesso di cadere o beccarmi uno schiaffo in faccia da un ramo o un rovo, perché durante le mie escursioni, piuttosto che guardare avanti, rivolgo lo sguardo come ipnotizzato sui muretti a secco che delimitano il sentiero, alla ricerca, tra le tante, della pietra particolare dove sia possibile rinvenire i segni che le età geologiche o l'uomo nuragico vi hanno impresso.
Lo faccio anche per le reminiscenze storiche che durante le mie escursioni in solitaria mi tornano alla memoria: la Legge delle chiudende emanata da Vittorio Emanuele I di Savoia nel 1820.
La privatizzazione delle terre comuni, infatti, oltre alle violente reazioni dei piccoli pastori, rappresentò un terremoto catastrofico per le migliaia di nuraghi di cui era ricca l'isola, molti dei quali vennero letteralmente smontati per recintare le nuove proprietà. Ma a prescindere dall'interesse culturale e "sentimentale" per le pietre e i nuraghi, ho difficoltà a trattare l'argomento perché la situazione di abbandono e di degrado in cui versa gran parte del patrimonio archeologico della Sardegna, mi provoca grande angoscia, rabbia infinita e profondo disprezzo, per tutti coloro, politici e funzionari responsabili che avrebbero dovuto e dovrebbero provvedere alla loro salvaguardia, al loro recupero e valorizzazione. Eppure l'amore dei Sardi per la propria terra è grande; sono fieri e gelosi della propria storia millenaria, dell' identità linguistica, culturale, delle tradizioni...
Com'è possibile allora che un tale importantissimo patrimonio, unico al mondo, che avrebbe fatto "leccare i baffi" a qualsiasi altra regione d'Italia e del mondo, decretandone la fortuna turistica ed economica, come mai - mi chiedo e chiedo - si dimostrano così apatici e noncuranti di fronte a tanta colpevole trascuratezza e abbandono?
Non credo di essere il solo a porsi queste domande e a provare profonda angoscia e impotenza per lo stato di totale abbandono in cui versa il patrimonio archeologico della Sardegna.
Eppure sono disponibili le cifre, le statistiche annuali dei flussi di visitatori che ogni anno si riversano sui siti archeologici attrezzati, fosse solo dell'essenziale, pagano il biglietto, sostano nei paesi, consumano ai bar, mangiano nei ristoranti, alloggiano negli alberghi, acquistano nei negozi, creano occupazione...
Quale politica di sviluppo turistico per la Sardegna, senza i Nuraghi? Trasformati in ovili, deturpati dal cemento, lastre di eternit, cancelli di ferro, tettoie di lamiera, la cui stabilità è sempre più irrimediabilmente compromessa dalle radici di olivastri, bagolari e querce ingigantite sulla parte sommitale dei masti e affondano le loro radici tra gli interstizi scardinandone lentamente e inesorabilmente i grandi massi sino al crollo?
É tempo di intervenire, di mobilitarsi, di dire basta a tale scempio!
È necessario avviare - e lo facciamo e continueremo a farlo da queste pagine - una vera e propria campagna di sensibilizzazione e di lotta sullo stato di degrado dei munumenti archeologici della Sardegna, con l'obiettivo di raccogliere un pacco di proteste da brandire sulle teste dei responsabili diretti ed indiretti, sollecitando un intervento risanatore non più procrastinabile.
Vuoi essere dei nostri in questa difficile battaglia? È molto semplice farlo: se anche nel tuo Comune c'è un nuraghe o un sito archeologico in forte degrado ISCRIVITI AL NOSTRO ARCHEOCLUB: saremo tuoi alleati e ci batteremo al tuo fianco, sino in fondo!
Domenica, 12 giugno 2016
ESCURSIONE ARCHEOLOGICA AL NURAGHE ELIGHE ONNA (O CRASTA) (S. Leonardo di Siete Fuentes)
Ore 09,30: Partenza da San Leonardo. A piedi si raggiunge Nuraghe Elighe Onna che dista circa 2,5 km. dalla borgata.
Visita guidata al nuraghe e alle aree circostanti. Inquadramento geografico e cronologico del monumento e considerazioni tecnico-scientifiche sullo stato di conservazione da parte dell’archeologo Pietro Francesco Serreli.
Ore 12,00: Rientro a San Leonardo. Pranzo al sacco o in uno dei ristoranti della borgata.
Pomeriggio: Visita (facoltativa) alla Chiesa di San Leonardo (XII sec.),al Parco e alle 7 Fontane.
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Archeoclub d’Italia
Nasce nel 1971 come Centro di Documentazione Archeologica, con lo scopo di affiancare gli studiosi e gli esperti dell’archeologia nella diffusione della conoscenza del passato. Tra i fondatori ci sono i grandi nomi dell’archeologia, tra cui ricordiamo Massimo Pallottino, Gianfranco Paci, Romolo Augusto Staccioli, e poi, ideatore e promotore instancabile, il filosofo Francesco Berni. Nello stesso anno nascono gli Archeoclub d’Italia, sedi locali che hanno nel territorio comunale la loro base operativa.
La diffusione del patrimonio archeologico e storico-artistico su tutto il territorio nazionale è da sempre la più grande attrattiva dell’Italia, ma è anche la principale causa di difficoltà per la conservazione e la valorizzazione adeguata della nostra immensa ricchezza di arte, di cultura, di civiltà.
Partendo da questa considerazione, i fondatori di Archeoclub d’Italia hanno superato i luoghi comuni di uno sterile e diffuso criticismo e hanno richiamato i cittadini italiani alla responsabilità e al dovere di collaborare con le istituzioni, in primo luogo Amministrazioni locali, Università e Soprintendenze, per la conservazione di un patrimonio che non ha uguali al mondo.
Organizzati in Sedi locali, i nostri volontari operano su un territorio limitato, che conoscono e sul quale possono intervenire con proposte concrete, con attività che risvegliano l’attenzione dei concittadini e li inducono a considerare con occhi diversi l’eredità del passato custodita nei loro paesi.
La caratteristica saliente del patrimonio culturale italiano è, infatti, quella di derivare dalla fusione e naturale omogeneizzazione di culture locali, nate dalle grandi radici classiche greca, romana, bizantina, e poi evolutesi quasi filoni originali dei medesimi valori culturali, infine confluite attraverso il Rinascimento in una cultura nazionale unitaria. Unitaria sì, ma anche sfaccettata e pregna, localmente, dei valori che ogni comunità locale ha derivato e mutuato dal proprio passato.
Per tale motivo non c’è campanilismo nell’agire attenti alle piccole realtà culturali anche comunali, ma anzi ciò esalta il carattere proprio della cultura italiana che così tanto la differenzia dalle esperienze degli altri Paesi.
Non solo: l’azione locale è anche la consapevolezza che un patrimonio così imponente, accumulato in circa tre millenni di storia, può essere conservato soltanto distribuendone la cura fra coloro che sono più vicini ai beni culturali e ne sono i naturali eredi, adattandosi con la massima flessibilità alle esigenze particolari di ogni memoria storica e alle caratteristiche dell’ambiente in cui si è formata.
La nostra Associazione è in grado di offrire alle comunità locali e agli studiosi una grande varietà di professionalità e di competenze diverse, che si rivelano spesso preziose per individuare nuovi modi di promozione e di gestione di monumenti considerati a torto di minore importanza o troppo periferici per una gestione centralizzata.
Operando in modo capillare sul territorio i nostri volontari hanno dovuto approfondire anche l’indagine storica, riportando l’attenzione sugli archivi locali, sia comunali che ecclesiastici, salvandone molti dal degrado e dalla dispersione con un minuzioso lavoro di riordino e di catalogazione.
Le Sedi locali sono sostenute da una intensa attività di coordinamento svolta dalla Sede centrale, che definisce le linee guida della nostra Associazione e individua le tematiche principali su cui far convergere l’impegno dei volontari. Nascono così le nostre “campagne nazionali”, i cui obiettivi sono sempre concretamente legati alla cura del nostro patrimonio culturale. La prima di queste campagne è stata l’”Operazione Conoscenza”, lanciata oltre 30 anni fa come propedeutica all’impegno sul territorio, che proponeva a tutte le Sedi locali un sistema di schedatura veloce dei beni culturali locali, base indispensabile per la programmazione di ogni ulteriore proposta di recupero e di sviluppo.
Un’ultima cosa dobbiamo ricordare, forse la più importante, ed è lo spirito di amicizia e di sincera collaborazione che anima tutti i soci di Archeoclub d’Italia, consapevoli che il contributo di ogni Sede, e di ognuno di noi all’interno delle Sedi, concorre ad accrescere l’insostituibile patrimonio di cultura e di civiltà che abbiamo ereditato dai secoli passati e che è ancora oggi la fonte primaria della nostra identità nazionale.
Bonarcado e Santu Lussurgiu unite per difendere e tutelare uno dei siti ambientali più importanti di tutta la Sardegna, dove vivono specie faunistiche rare e dove nasce la affascinante e fragorosa cascata de Sos Molinos (sito di interesse comunitario).
Domenica 2 luglio le due comunità, le due amministrazioni in collaborazione con lo Speleoclub di Oristano, Geolander Asd, l’Archeoclub d’Italia e la Pro Loco di Santu Lussurgiu e Bonarcado e tanti volontari si cimenteranno per pulire da erbacce e rifiuti l'area naturalistica e ridargli il giusto decoro. "Un momento rivolto alla popolazione per riportare al suo originario splendore il sito naturalistico. Un evento di grande importanza civica, quindi un atto d’amore verso la comunità e la natura per consegnare ai nostri figli un mondo migliore e più decoroso", spiegano gli organizzatori.
Fonte: www.unionesarda.it
DOMENICA, 18 DICEMBRE 2016
Vie e slarghi del centro storico di Santu Lussurgiu
NELL’AMBITO DELLA MANIFESTAZIONE ARTES & SABORES SANTU LUSSURGIU RICORDA IL SUO PIU’ ILLUSTRE CITTADINO
PERCORSO URBANO A SANTU LUSSURGIU
SULLE TRACCE DI MONS. SANNA PORCU NEL SUO PAESE NATALE.
Domenica, 22 maggio 2016
PRIMA GIORNATA NAZIONALE DEI BORGHI AUTENTICI D’ITALIA (BAI)
Nell’ambito della manifestazione organizzata dal Comune di Santu Lussurgiu e dalla Rete BAI, l’Archeoclub di Santu Lussurgiu e la Nuova Eco Service organizzano la GIORNATA ECOLOGICA” SOS MOLINOS”, con lo scopo di sensibilizzare, ripulire e salvaguardare il nostro territorio dal grave fenomeno delle discariche abusive.
La giornata sarà dedicata alla raccolta dei rifiuti in località Sos Molinos e allo sfalcio dell’erba nell’area di pertinenza del vecchio mulino.
Dall'incontro tra il maestro Falconiere Martin Strunga, la Falconeria internazionale e diversi amici Sardi appassionati, Rivive oggi in Sardegna l'ancestrale Arte della Falconeria, Disciplina patrimonio mondiale dell'umanità (UNESCO), che per le sue caratteristiche tramandabili attraverso osservazione diretta, costanza nella pratica e Vocazione alla materia, nell'isola andava involvendosi verso una potenziale estinzione o superficiale interpretazione. "Falconeria Sarda Giudicale Arborense": per ricordare che anche in Sardegna è esistito un florido periodo di Falconeria, culminante nel regno Giudicale di Eleonora d’Arborea, della quale, oltre alle numerose leggende che la relazionano ai rapaci, ereditiamo l'emendamento che li protegge, nella sua Carta De Logu... Questi i motivi per cui ci onoriamo dedicare al periodo Giudicale una delle nostre pagine Facebook e realtà mediatiche, risultando Precursori in Sardegna ed orgogliosi portabandiera storici del passato.
Lunedì, 17 aprile 2017 (Pasquetta), l’Archeoclub di Santu Lussurgiu effettuerà la prevista escursione al Pozzo sacro di Matta Ittiti (tappa principale) e ai nuraghi Mura Lavros, S’Adde s’Inferru e Chentianu, tutti in territorio di Santu Lussurgiu..
Il percorso è quello che si sviluppa sull’antico sentiero che conduce più a valle al più noto Nuraghe Piricu.
Da una prima ricognizione effettuata il 15.03.2017, è emerso che l’importantissima via di comunicazione della preistoria lussurgese, è impraticabile in molti suoi tratti perché invasa da rovi, arbusti e pietre che impediscono il transito, anche a piedi, e non permettono di effettuare il doveroso sopralluogo al territorio circostante, dove sono segnalate e testimoniate numerose ed importanti emergenze archeologiche.
La nostra Associazione, oltre la valenza ricreativa dell’escursione, si prefigge i seguenti obiettivi di immediato medio e lungo termine:
2. Coinvolgere e sensibilizzare i proprietari dei terreni circostanti (frontisti) nell’opera di recupero, riqualificazione e valorizzazione dell’antica rete di sentieri che consente l’accesso alle emergenze archeologiche circostanti;
3. Verificare e documentare lo stato dei luoghi e dei monumenti archeologici presenti in quella parte di territorio comunale da sottoporre all’attenzione della Sovrintendenza archeologica di Cagliari e Oristano (Mibac) per gl’interventi di competenza;
4. Sensibilizzare opportunamente la popolazione lussurgese del patrimonio archeologico comunale e dei benefici che potrebbero derivare dalla sua conservazione, tutela e valorizzazione.
PRANZO IN CAMPAGNA A SAS MENDULAS: pecora bollita e tutto ciò che di buono i partecipanti porteranno al seguito!
In caso di avversità atmosferiche l'ecursione sarà rinviata la domenica successiva (23 aprile 2017).
Scheda tecnica, Guida al trekking e Dichiarazione liberatoria sul sito: www.laboccadelvulcano.it/it/matta-ittiri-e-dintorni.html
CONTESTO SETTORIALE: LA VALORIZZAZIONE DELL'AMBIENTE
La valorizzazione e la cura delle aree verdi risulta vitale sia per migliorare la qualità della vita dei residenti che per rafforzare la naturale nuova vocazione turistica del paese. Infatti, il Comune di Santu Lussurgiu, per la particolarità del suo paesaggio, per l'unicità del centro storico e per il mantenimento delle tradizioni, beneficia di un discreto flusso turistico durante tutto l'arco dell'anno.
Il Comune di Santu Lussurgiu si propone di valorizzare le zone di interesse ambientale, la tutela del paesaggio, la difesa del suolo e della natura, avvalendosi di risorse umane e collaborazioni specialistiche reperibili tra il personale in ruolo o acquisite tramite convenzioni con soggetti esterni quali il Corpo Forestale e di Vigilanza Ambientale ed Ente Foreste, Università, Archeoclub d'Italia, Compagnia Barracellare, Associazioni locali.
Il lavoro di tutela ambientale svolto dal Comune è volto alla valorizzazione e promozione del territorio anche attraverso l'impianto organizzativo e gestionale di progetti e servizi ad ampio respiro.
Infatti con una politica puntuale volta a fare di Santu Lussurgiu un Comune Sostenibile, con la redazione e l'adozione del regolamento sul decoro urbano e con le funzioni di protezione civile delegate in parte alla compagnia barracellare, è possibile sensibilizzare la popolazione sull'importanza del verde urbano e sui benefici che la cura e il rispetto di esso hanno sugli individui, ovvero:
- funzione impattante; consente di mitigare il degrado di impianti e costruzioni frutto dell'attività dell'uomo;
- funzione ecologico-ambientale: contribuisce a regolare gli effetti del microclima attraverso l'aumento dell'evapotraspirazione, regolando inoltre gli sbalzi termici estivi con una sorta di effetto di "condizionamento" naturale dell'aria;
- funzione protettiva: intesa come importante funzione di protezione e di tutela del territorio in aree degradate o sensibili (argini di fiumi, scarpate, zone con pericolo di frana, ecc), e viceversa la sua rimozione può in certi casi produrre effetti sensibili di degrado e dissesto territoriale;
- funzione sociale e ricreativa: la presenza di parchi, giardini, viali e piazze alberate o comunque dotate di arredo verde consente di soddisfare un'importante esigenza ricreativa e sociale e di fornire un servizio fondamentale alla collettività, rendendo più vivibile l'ambiente cittadino;
- funzione socio-sanitaria: le aree verdi contribuendo al benessere psicologico ed all'equilibrio mentale;
- funzione culturale e didattica: rappresenta un elemento importante dal punto di vista culturale (conoscenze botaniche) e didattico (in particolare per le scolaresche) per le nuove generazioni. Inoltre i parchi e i giardini storici, così come gli esemplari vegetali di maggiore età o dimensione, costituiscono dei veri e propri monumenti naturali, la cui conservazione e tutela rientrano fra gli obiettivi culturali del nostro tessuto sociale;
- funzione estetica: anche la funzione estetico è rilevante, anche in considerazione del fatto che la presenza del verde migliora decisamente il paesaggio urbano rendendo più gradevole la permanenza in città.
In linea con tali processi l'Amministrazione comunale sta attivando dei programmi in grado di soddisfare i seguenti obiettivi:
- tenuta e cura di parchi e giardini pubblici a garanzia dei fruitori ma anche della cura del patrimonio;
- promozione di iniziative finalizzate alla sensibilizzazione e alla conoscenza dell'ambiente anche tramite la realizzazione di eventi ed attività di particolare richiamo a livello turistico-ambientale;
- iniziative di educazione ambientale attuate in collaborazione con le Istituzioni Scolastiche presenti in paese e la consulta giovanile;
- realizzazione di percorsi naturalistici;
- tutela Area SIC "Riu Sos Molinos - Sos Lavros - Monte Urtigu", in collaborazione con l'Archeoclub d'Italia con sede a Santu Lussurgiu;
- diverse edizioni della giornata ecologica e dell'ambiente in collaborazione con la Consulta Giovanile di Santu Lussurgiu, l'Associazione Borghi Autentici e il tutor dell'ospite, Archeoclub e la partecipazione di tutte le associazioni,
- feste degli alberi per sensibilizzare le scolaresche su questa tematica;
- valorizzazione delle numerose aree archeologiche presenti nel territorio comunale, tra i quali Nuraghe Piriccu e Elighe Onna";
- campagna informativa porta a porta sulla raccolta differenziata;
- adozione Piano di Protezione Civile.