Gli itinerari del Gen. Alberto F. Della Marmora
Note
(1) CD-Rom Enciclopedia Rizzoli Larousse © 1996 R.C.S. Libri & Grandi Opere S.p.a.
(2) Mad. Jeannette Terse della casa Bancaria Terse; un matrimonio combinato in casa Target, posto che la banca predetta era legata alle industrie di Bougnart e Prevost e nelle quali doveva avere interessi anche Don Michele Obino.
Dopo qualche anno di permanenza a Parigi, Don Agostino rientrò a Santulussurgiu con la sua sposina, che divenne amica di Alberto La Marmora che la ricordò nel suo Itinerario di Sardegna: «Nel paese si contano molte famiglie nobili: è da qualche anno che vidi una donna parigina maritata ad uno di questi signori; io la visitava tutte le volte che i miei travagli mi conducevano a S. Lussurgiu».
La Marmora conobbe Donna Giovannica Obino durante le rilevazioni geodetiche che richiesero lunghe soste a Santulussurgiu, tra il 1828 e il 1832, e la visitava col nostalgico sentimento ch’egli aveva della Francia […]. In CHERCHI PABA F., Don Michele Obino e i moti antifeudali lussurgesi (1896 – 1803), Editrice Fossataro, Cagliari, 1969, p. 250 e in Nota 410.
(3) ALBERTO DELLA MARMORA A., Itinerario dell’isola di Sardegna, Op. cit., pp. 357,358.
(4) V. Parte 3. Vol. I, Cap. XV, p. 632, fig. 112.
(5) Tola, Dizion. Biogr. Sardo not.3.vol.2.p.147.
(6) Manno, loc. cit. tom. II, cap. IX, p. 47.
(7) Esse sono laboriosissime ogni casa ha un mestiere. Si dice che questo villaggio fornisca annualmente più di 1500 pezze di albagio ch’è il più apprezzato in tutta l’isola, e del quale gli abitanti del luogo fanno un commercio molto attivo.
Gli uomini si occupano pure in opere di falegname, facendo dei pregiati lavori di mobiglie domestiche, di incisioni, e bassi rilievi, come pure di fiaschette di campagna. Il commercio si è accresciuto, perché la strada mette in comunicazione con Oristano, passando per Bonarcadu, Senes e Milis (N.S.).
(8) In questo villaggio vi era un Convento di Osservanti che si vuole fondato nel 1470 dal beato Bernardino da Feltre venuto in Sardegna. Più nel 1842 si principiò a fabbricare un collegio di PP. Scolopi secondo i lasciti che aveano disposti due ricchi proprietari del Villaggio, Pietro Paolo Carta e Giov. Andrea Meloni: ma per la soppressione degli enti morali fatta nel 1866, l’edifizio restò a metà (N.S.).
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