Gli itinerari del Gen. Alberto F. Della Marmora
Monte Urtigu - Punta Su Mullone
Questo punto si chiama M. Urticu, e siccome da questo sito poteva corrispondere con molti degli altri miei segnali collocati in differenti cime della parte centrale dell’Isola, che mi stavano nascosti a M. Entu, così piazzai là il gran segnale di cui probabilmente esisteranno tuttora gli avanzi.
Basta dire che da questo punto io ho potuto distinguere verso NO l’isola dell’Asinara, e verso S E la torre di S. Pancrazio di Cagliari, col capo S. Elia, distando da questo luogo, l’Asinara 108 chilometri in linea diretta, e 120 la torre di S. Pancrazio.
Da Monte Urticu sino a S. Lussurgiu la discesa si fa sopra un suolo assai variato, formato di roccie ignee, ma quella che costituisce il nocciolo principale della montagna è feldspatica, biancastra e tenera: è più presto una specie di domite, che una vera lava: io la riguardo come la roccia fondamentale di tutto questo gran masso, e come la più antica di tutte le altre che la ricuoprono a guisa di scoli o di mantello.
In questa roccia biancastra si trovano profonde squarciature che mettono al nudo la composizione mineralogica della montagna, le quali sono molto instruttive per le differenti specie dei filoni che le traversano in tutti i sensi. Questi consistono prima in vene, o in arnioni di calcedonia grossolana, di giaspe e di corniola, poi in diche più recenti, che attraversano ugualmente queste ultime che sono formate da roccie basaltiche.
Una scoria di questo basalto nero si eleva non lungi da M. Urtigu, che forma una specie di picco, detto M. Pertusu, la cui altezza non è più di 992 metri.
Tutte queste cime sono coperte in gran parte da arbusti, come sono lentisco, e corbezzolo; ma esse sono molto spogliate di grossi alberi; forse ve ne saranno esistiti nel tempo passato, e probabilmente vi sarà passato il fuoco dei non curanti capraj, come accade quasi in tutte le montagne dell’isola. Tra le piante più rimarchevoli che crescono in questo luogo è da citare l’elleboro (Helleborus lividus Ait. H Kew.) che vi si trova in certa abbondanza: nel paese si chiama Sibidiglia; perché le foglie di questa pianta, disseccate e ridotte in polvere, hanno la virtù di far starnutare le persone: divertimento però meno conveniente, perché una gran dose, ed un lungo starnutamento non sarebbe senza alcun danno.
I numerosi castagni che si trovano all’ingresso di S. Lussurgiu sono così belli da non invidiare quelli di Aritzo».