Mare e Sardegna, verso Nuoro (di D. H. Lawrence)
Queste corriere in Italia sono splendide. Prendono le strade ripide, tortuose, con tale facilità, sembra che vadano con tale naturalezza. E questa era anche comoda.
Le strade italiane mi colpiscono sempre. Corrono intrepide per le regioni più scoscese, e con una curiosa sicurezza. In Inghilterra quasi tutte le strade di questo tipo, almeno quelle di montagna, sarebbero contrassegnate come tre volte pericolose e sarebbero famose in tutto il paese come un'arrampicata impossibile. Qui non è nulla. Vanno su e giù, si spenzolano in fuori con assoluto sangue freddo. Sembra che non ci sia stato nessuno sforzo nella loro costruzione. Sono così buone, in modo naturale, che si nota a stento quali splendide imprese rappresentino. Naturalmente, oggi il fondo è spesso intollerabilmente rovinato.
E sono quasi tutte strade che, abbandonate per una decina d'anni, andranno in rovina. Perché sono tagliate attraverso rocce a picco e scavate nei fianchi delle colline. Ma penso che sia meraviglioso il modo in cui gli italiani sono penetrati in tutte le loro inaccessibili regioni, di cui ne hanno cosi tante, con grandi strade: e come su queste strade oggi le corriere mantengono comunicazioni perfette. Questa terra scoscesa, intricata di dirupi, è completamente percorsa da strade. Sembra esserci una passione per le strade e le comunicazioni continue. In questo gli italiani hanno un vero istinto da romani, adesso. Perché le strade sono nuove.
Anche le ferrovie trapassano la roccia per miglia e miglia, e nessuno ci fa caso. La ferrovia costiera della Calabria, fino a Reggio, ci farebbe uscire gli occhi dalle orbite se l'avessimo in Inghilterra. Invece qui è una cosa naturale. Allo stesso modo ho sempre una profonda ammirazione per la loro maniera di guidare, che sia una grande corriera o un'automobile. Sembra tutto così facile, come se l'uomo fosse parte della macchina. Non c'è nulla di quella bestiale oppressione, di quella sensazione di disagio che si ha nel nord. Una macchina si comporta come una cosa docile, viva, giudiziosamente.
Tutti i contadini hanno una vera passione per le strade maestre. Vogliono che la loro terra si dischiuda, si dischiuda. Sembra che odino l'antico isolamento italiano.
Vogliono tutti essere in grado di uscire da un momento all'altro, andarsene, veloci, veloci. Un paese che sia a due miglia dalla strada maestra, anche se è arroccato su di un picco come il nido di un falco, continua a seccare perché la strada maestra arrivi fin lassù, e insiste e infastidisce per avere la coincidenza giornaliera della corriera con la stazione. Non c'è pace, non c'è riposo nel cuore della terra. C'è una febbre di inquieta irritazione tutto il tempo.
Eppure la massicciata di quasi ogni tratto ferroviario sta cadendo in rovina; le strade sono scioccanti. E sembra che non si stia facendo nulla. Avrà forse la nostra meravigliosa era meccanica una fioritura così breve? La meravigliosa apertura, la meraviglia rivelata della terra finirà col crollare quasi subito, e i luoghi remoti ricadranno nuovamente nella inaccessibilità? Chi lo sa! Io quasi lo spero.
La corriera ci portò veloce e serpeggiante sulla collina, a volte attraverso l'ombra fredda, quasi solida, a volte attraverso una chiazza di sole. C'era un sottile strato di ghiaccio lucente nei solchi, e sull'erba grigia brina scura. Non posso dire quanto la vista dell'erba e dei cespugli, gravidi di brina e incolti, in quel loro primitivo stato selvaggio, mi affascinasse...
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