Oltre il Vulcano verso il mare
3a Tappa
• Nuraghe Ruiu (774 m)
• Funtanas (495 m)
• Conca Mele (470 m)
• Cornus (94 m)
Tempo di percorrenza: ore 5
La mattina seguente, spontaneamente, senza nessun tic tac o bip bip, alle sei e mezzo siamo pronti a riprendere l'avventura. Dopo aver piegato il nostro sacco a pelo, il materassino e messo in ordine gli ambienti che ci hanno ospitato, ci dirigiamo verso la grande fonte del boschetto vicino per una "toilette" in piena regola. Soprattutto per i più freddolosi che si erano equipaggiati di tutto punto, l'aria tiepida del primo mattino stupisce piacevolmente.
Anche l'acqua della sorgente è fredda, ma non troppo gelida: la temperatura ideale per svegliarci definitivamente senza traumi. Approfittiamo per un rapido sguardo alle nostre spalle per rivedere le montagne che abbiamo superato e per scorgere verso la vallata a ovest il profilo delle coste che piombano nel tratto di mare tra Bosa e Oristano.
Proseguendo, l'asfalto finisce e ci inoltriamo in un bosco di lecci ombroso e fitto. Seguendo il segno convenzionale di una croce sulla nostra carta topografica, abbandoniamo la strada e ci inoltriamo a sinistra nella boscaglia facendoci strada tra i cespugli. Giungiamo alla croce di ferro che da uno sperone roccioso domina una brusca depressione di circa 150 metri.
Giù in basso vi sono una radura circondata dal verde e la Fattoria Pili. E' pericoloso sporgersi troppo, tuttavia senza commettere inutili imprudenze possiamo godere lo spettacolare panorama:ma: il nostro sguardo spazia verso le coste a sud-ovest, verso la marina di Putzu Idu, gli stagni di Cabras e il Golfo di Oristano. Riprendiamo la strada e proseguiamo quasi passeggiando. Il percorso in questo tratto si snoda in mezzo ad un'incredibile fioritura di ciclamini dai colori sempre più accesi, dove il fogliame degli alberi impedisce alla luce diretta del sole di filtrare. Sono circa le dieci quando arriviamo in località Funtanas e ci concediamo una breve sosta. Anche qui, saliti su un piccolo belvedere naturale, ammiriamo la veduta verso il mare: piccole insenature, Santa Caterina, S'Archittu, Putzu Idu, e poi su a settentrione Tresnuraghes e Bosa. Sotto il nostro osservatorio strani muretti che si chiudono in piccoli quadrati: forse si tratta di antiche abitazioni di carbonai che, venuti da lontano fin dal secolo scorso, trascorrevano lunghi inverni in questi boschi... La vegetazione ora è meno fitta, il bosco piano piano si dissolve e lascia il posto al corbezzolo che assume dimensioni imponenti e al lentischio. Anche i ciclamini, dal colore meno intenso, sono più rari sostituiti dai bassi cespugli di cisto. Giungiamo a Conca Mele e proseguiamo in direzione di Cornus che dal punto in cui ci troviamo è abbastanza distante. Troviamo lungo la strada un abbeveratoio, ma la nostra felicità dura poco, l'acqua non è potabile e nel serbatoio di raccolta che prudentemente ispezioniamo c'è un topo annegato.
Proseguiamo stanchi e oltre la sete c'è anche la fame che inizia a stringerci lo stomaco. Fortunatamente qualche nuvolone ci sovrasta e non soffriamo il caldo.
Facciamo sosta in una radura e pranziamo. La sosta per il pranzo è breve per via del temporale che ci sorprende. Vicini a Cornus il terreno è sabbioso e la vegetazione è ricca di finocchi selvatici e cardi. Non piove più e Cornus è ormai vicinissima: una tappa da non mancare!