1^ Tappa
• Santu Lussurgiu (550 m)
• Monte Tinzosu (750 m)
• Monte Oe (859 m)
• Badde Urbara (963 m)
Dislivello: 413 m
Tempo di percorrenza: ore 3 Circa
4 maggio 1992, ore 7,30. Davanti alla nuova Scuola Media Statale "A. Segni" di Santu Lussurgiu grande folla di genitori, alunni e insegnanti. A prima vista potrebbe sembrare uno dei tanti giorni di scuola, ma invece no. L'ora, l'abbigliamento e l'equipaggiamento di alunni e insegnanti, i volti preoccupati dei genitori, le loro raccomandazioni insistenti allontanano questa ipotesi: niente scuola per due giorni, almeno non il solito modo di fare scuola!
Per due giorni le aule saranno tra i boschi, a diretto contatto con la natura, gli animali, le difficoltà di un itinerario sperimentato da pochi nel suo sviluppo complessivo, ed è da troppo tempo che prepariamo questo nostro trekking per esitare ancora. Ci contiamo rapidamente: siamo 40, 6 insegnanti e la mamma di una nostra compagna. E poi via, si parte! La destinazione è generica ma piena di fascino: Oltre il vulcano, verso il mare.
Percorriamo rapidamente viale Azuni, via Gramsci, via dei Giudicati, via Alagon e siamo già ai piedi del massiccio. Di fronte a noi una ripida salita, in alto le cime di Monte Oe e Monte Tinzosu ancora avvolte dalla nebbia che ci sovrastano. Ci inoltriamo tra lo spartiacque di questi due monti risalendo uno stretto sentiero tracciato dalle acque meteoriche, scavalcando qualche muretto a secco. Man mano che si procede la vegetazione è più fitta, ci intralcia, ostruisce completamente il sentiero. Ci facciamo strada. Alcuni nostri compagni precedono il gruppo per individuare i passaggi meno difficoltosi. Dopo circa 2 ore di marcia faticosa siamo fuori dallo spartiacque, e il panorama ci appaga: Santu Lussurgiu è giù, in basso, lontano dai nostri pensieri e sulla linea dell'orizzonte l'altopiano di Abbasanta e a sud gli stagni dell'oristanese che come specchi riflettono al sole del mattino. La vegetazione è ora più rada e il basalto pavimenta con picchi e guglie l'ultimo faticosissimo tratto di salita. Siamo in cima a Badde Urbara tra i rimboschimenti dell'Azienda Autonona Foreste Demaniali, sovrastati da una fitta selva di gigantesche antenne e di ripetitori della RAI, delle televisioni private sarde, dell'Aeronauica Militare, della Nato. Aspettiamo ritardatari e ci avviamo verso il riugio del Cantiere Forestale di Pabaile. Abbiamo fame e lì sarà possibile fermarci per la colazione. Ad attenderi c'è Giovanni Sechi, il nostro fotorafo naturalista che ci accompagneà nella visita alle oasi faunistiche di ipopolamento. Incontriamo anche i suoi colleghi che lavorano al cantiere. Ci chiedono del nostro itinerario e ci danno buoni consigli per affrontare le successive fatiche.