NOTE STORICHE
Abitata sin dal primo neolitico e largamente nel periodo nuragico, la regione del Montiferru in età punico-romana aveva come capoluogo la città di Cornus, rasa al suolo dal console T. Manlio Torquato nell'anno 537 di Roma, dopo la sconfitta dei sardo-punici di Amsicora. Di ogni età storica vi è testimonianza nella regione: domus de janas, dolmen, menhir, nuraghi, tombe dei giganti, betili, villaggi preistorici e città sepolte costituiscono le tappe privilegiate per gli appassionati di archeologia. Nell'Alto Medioevo, il dipartimento del Montiferru apparteneva al Giudicato di Torres con il castello omonimo, del quale oggi è possibile osservare i resti. Con la caduta dei giudici, il Montiferru fu incorporato alla corona d'Aragona e ceduto in feudo a Guglielmo di Montagnans che lo vendette alla famiglia Zatrillas nel 1421 per 6 mila fiorini d'oro. Nel 1670 il feudo venne confiscato a donna Francesca Zatrillas perché accusata di concorso in omicidio e lesa maestà e venduto a don Francesco Brunengo: ma, nel 1709, per indulto di Carlo III, il feudo venne restituito a don Gabriele Aymerich-Zatrillas. Passata la Sardegna alla Casa Savoia nel 1720, il Montiferru continuò a rimanere nelle mani di vari feudatari tenuti molto in odio dal popolo, e con lo scoppio della Rivoluzione Francese anche il Montiferru e Santu Lussurgiu in particolare s'impongono all’attenzione della storia durante i moti antifeudali guidati dal prete giacobino don Michele Obino di Santu Lussurgiu. Nel 1848 anche il Montiferru poté godere dei benefici della Costituzione concessa da Carlo Alberto alla Sardegna.