Le impronte degli animali consentono di accertare la presenza e il passaggio delle diverse specie in una determinata zona; la stessa importanza possono avere anche peli, piume, avanzi di pasto, escrementi, nidi, tane e così via.
Lo studio delle impronte e delle tracce consente ai naturalisti di raccogliere molti dati (abitudini alimentari, dimensioni, peso), tracciando una sorta di "mappa" relativa agli abitanti di un territorio. La successione delle impronte, la profondità e la loro disposizione permettono inoltre di stabilire in che modo procedeva l'animale di corsa, al passo, al trotto, ecc.
Le impronte più nitide si trovano naturalmente sulla neve, nel fango, nei pressi delle zone umide e, talvolta, anche nell'erba fresca. Le più comuni sono quelle lasciate dalla lepre, dalla volpe, dalla donnola, dal cinghiale, dal capriolo, animali diffusi sulle nostre montagne, sia Alpi che Appennini.
Per cominciare a riconoscere le tracce degli animali, si può partire dal giardino di casa, o dal parco cittadino.
Per riportare le tracce (oltre a buone fotografie, cosa non sempre facile) occorre munirsi di qualche foglio di plastica trasparente (acetato) e di un pennarello per vetrografia.
Individuata l'impronta, non si dovrà fare altro che ricalcarla. Con un rotolo di questa plastica, si potrà anche seguire la successione dei passi per tentare una valutazione ancora più particolareggiata.
Importante è scrivere sempre i "dati di stazione": il luogo, la data, l'ora del ritrovamento.
Lepri, ricci, scoiattoli marmotte, cinghiali, tassi, istrici, volpi, daini, cervi, caprioli, saranno molto più vicini a noi in tutte le loro abitudini e nei loro comportamenti e modi di vita.
La Guida al trekking è di Dolomite
- << Indietro
- Avanti