Una delle emozioni più belle che si possono fare durante un trekking è quella di camminare tra gli alberi o in un prato fiorito o di imbattersi nelle diverse specie. più o meno rare di piante e fiori, riconoscendone le caratteristiche e le peculiarità.
Camminare nella natura significa prima di tutto imparare ad osservare, a contemplare, a stupirsi, ad ammirare. E questo si può fare di fronte alle centinaia di fiori (in Italia esistono circa 6000 specie di piante spontanee con fiori), dalle forme più svariate ed eleganti, dai colori più vivi ed irriproducibili che adornano, con una nota delicata e gentile, la pianura, la collina e la montagna.
Allo stesso modo gli alberi sono i più antichi e saggi abitanti delle foreste e dei boschi, sono i protagonisti di tanti ambienti naturali, e caratterizzano in modo determinante il paesaggio.
Dagli alberi da frutto, agli abeti e ai pini, ai faggi e alle querce, gli alberi trasmettono un senso di forza e di pace, e l'escursionista può scegliere proprio la loro ombra per fermarsi, per riflettere, riposarsi e contemplare il mondo circostante.
Pur camminando con passo regolare, non è possibile non fermarsi ad ammirare un prato di pulsatille o primule, o l'improvvisa scoperta di una macchia di viole. I gialli degli ieraci, i viola delle genziane, i bianchi dei gigli, i rosa dei rododendri, i lilla delle soldanelle restituiscono all'uomo quella capacità di guardare la natura con occhi attenti e incantati che il vivere quotidiano ha fatto smarrire.
Tuttavia, se l'uomo vuole continuare a godere della presenza dei fiori deve proteggerli, comprendendo la loro importanza e i loro delicati equilibri.
L'inutile ed egoistica raccolta indiscriminata di fiori deve ad ogni costo cessare, soprattutto per le specie più rare.
E' inutile perché, una volta strappati dalla loro terra, i fiori avvizziscono nel giro di pochi minuti.
E' egoistica perché si toglie ad altri il piacere di ammirare queste meraviglie della natura. Inoltre esistono specie rigorosamente protette, sulle quali è bene informarsi, che è assolutamente proibito cogliere.
Dunque, non tornate dall'escursione con il classico "mazzolin di fiori"; immortalate piuttosto i fiori fotografandoli, che è senz'altro un'arte di maggiore soddisfazione e più seria che il raccoglierli.
Considerate sempre la vita che si svolge nelle piante e non arrestatela mai.
Un esempio a cui pensare? Il fiore per eccellenza, la stella alpina, si ricopre di una fitta peluria vellutata per difendersi dalle forti radiazioni della quota e proteggere la pianta dalle perdite d'acqua. Non è forse una dimostrazione di vita ed un piccolo capolavoro da rispettare?
Sia per quanto riguarda gli alberi, sia i fiori che le piante, esistono moltissimi manuali a cui attingere per riconoscere le diverse specie.
E' consigliabile per tutti gli escursionisti approfondire questo aspetto della natura imparando a conoscere gli "abitanti" dell'ambiente che si attraversa, distinguendone i nomi e le caratteristiche.
Sarà un modo di camminare intelligente e consapevole, volto a una contemplazione non soltanto estatica delle bellezze della natura, ma arricchita da uno spirito di conoscenza e da una maggiore dimestichezza con il mondo della natura, per raggiungere un rapporto veramente armonico ed un rispetto profondo e vero.
Riconoscere le piante.
Una consapevolezza dell'ambiente attraversato significa infatti conoscenza approfondita e vera delle forme della natura.
Per questo è importante aver presente le principali specie di piante, riuscendo a riconoscerle quando si incontrano per tenere sempre più vivo e concreto il rapporto con la Natura.
I due principali gruppi di alberi sul nostro territorio sono le Latifoglie e le Conifere.
I boschi di Latifoglie sono costituiti da alberi maestosi come querce, faggi, aceri; sono così chiamate perché la maggior parte di esse possiede foglie larghe e appiattite, completamente diverse dagli aghi e dalle squame delle conifere.
Tutte le latifoglie producono fiori, i quali, dopo essere stati impollinati e fecondati, danno origine ai semi spesso racchiusi in dure noci o in morbidi frutti.
Molte latifoglie perdono il fogliame in autunno per sopravvivere alle stagioni fredde: per questo vengono chiamate decidue o caducifoglie.
Le Querce sono le latifoglie tipiche: ne esistono sparse per il mondo, circa 200 specie; alcune sono decidue altre sono sempre - verdi.
Vengono impollinate dal vento e producono ghiande.
Il loro legno è eccezionalmente duro e resistente.
In genere, le querce, sono alte 4/7 metri, ma talvolta raggiungono anche i 15.
Un'altra latifoglia molto diffusa è il Faggio, di cui, come esempio di come riconoscere un albero, diamo alcuni semplici ma basilari elementi: ha un fusto eretto, con foglie a margini seghettati - dentati, a lamina larga, simmetriche; i faggi sono alti fino a 30/40 metri, hanno tronco regolare ben diritto, ricco di rami.
La corteccia è liscia, di colore grigio argenteo, spesso ricoperta di licheni fogliosi e crostosi, fortemente aderenti alla corteccia. La chioma è ampia e fitta di rami e foglie. Le foglie di colore verde scuro si trasformano in autunno, prima di cadere, nei bellissimi colori giallo - rosso - bruno.
Produce piccoli frutti a forma di "riccio", con numerosi aculei che protegge una o due noci, chiamate faggiole.
Vive associato spesso all'abete bianco e all'abete rosso, ma può formare anche faggete pure. Vive in tutta la penisola e in Sicilia; sulle Alpi fino a 1400, 1700 metri; sugli Appennini fino a 1900, 2400 metri.
Le Conifere crescono un po' ovunque nel mondo, ma particolarmente nelle regioni fredde.
Costituiscono un gruppo di piante molto antico, e i fossili dimostrano che il loro areale era in passato molto più vasto di oggi.
Queste piante possiedono generalmente foglie strette e rigide, chiamate aghi o squame, a seconda della loro forma.
La grande maggioranza è sempreverde. Le conifere non possiedono fiori veri e propri, ma producono particolari strutture fioriere chiamate coni o pigne.
Tra le conifere si trovano tutte le specie di pino e di abete, le conifere più famose, poi il larice, il cipresso, il tasso.
Esistono circa 100 specie di pini. La maggior parte è diffusa nei climi freddi, anche se molti pini crescono nel bacino del Mediterraneo e in altre regioni calde.
I pini sono tipiche conifere: le loro foglie sono stretti aghi e i loro semi si sviluppano all'interno di rigidi coni. Il legno è generalmente piuttosto tenero e contiene una resina fortemente aromatica. Nelle foreste di conifere naturali, che annoverano anche esemplari vecchi e giganteschi, gli spazi tra gli alberi consentono anche ad altre piante di crescere e di fornire nutrimento ad una varietà grande e piccola di animali.
L'Abete Bianco ha la struttura tipica della conifera; ha fusto eretto, foglie persistenti, aghi singoli attaccati al rametto a spirale e disposti a doppio pettine (nell'Abete Rosso, invece, gli aghi sono disposti intorno al ramo); è alto fino a 40/60 metri, con corteccia liscia, di colore grigio argenteo nei rami giovani. Il suo frutto è una pigna eretta (al contrario della pigna dell'Abete Rosso, che è pendula), di forma quasi cilindrica, lunga 10/18 centimetri, larga 3/5 centimetri, di colore verde da giovane, rosso bruno in maturità.
L'abete bianco si associa con il faggio, l'abete rosso e il castagno. Si trova in Italia tra gli 800 e i 1800 metri.
Il Larice è una conifera pioniera, colonizza assieme al pino cembro, anche ad alte quote; ama il sole, il freddo e la neve, e resiste a temperature invernali molto basse. Può formare boschi puri (lariceti) ma più spesso vive associato con altre conifere, oppure compare su prati di media ed alta montagna. In Italia vive sulle Alpi, tra i 1000 e 2000 metri, nella parte orientale e tra i 900 e 1500 metri in quella occidentale. Gli aghi, lunghi da 1 a 4 centimetri, sono riuniti a fascetti di 30 40 aghi, sottili e morbidi, dì colore verde chiaro, che cadono ad autunno assumendo dei bellissimi colori giallo - rossi.
La Guida al trekking è di Dolomite